martedì 18 febbraio 2014

AAA Piddini cercasi, anche usati, logorati... scopo collezionismo

Che fine hanno fatto i piddini? Avete notato che stanno scomparendo perfino dai socialnetworks? Al fine di preservare la memoria di questo popolo, ormai in via di estinzione, propongo l'istituzione di un museo nazionale dell'homo piddinus, la cui sede potrebbe essere la città di Frosinone, un tempo ricchissima di esemplari della specie. La sede più adatta potrebbe essere il multipiano di via Mazzette oops... Mazzini, dotato di ascensore interno per il trasporto degli esemplari più voluminosi e del tapis roulant più inclinato d'Europa, una vera meraviglia dell'ingegneria cittadina.

Propugno, altresì, la creazione di un'audio-videoteca online, affinché non vada disperso l'enorme patrimonio letterario che questo popolo è stato capace di accumulare nel breve periodo della sua storia, dalla fase protostorica (i primi insediamenti accertati risalgono al 1981) passando per lo zenith di questa civilizzazione, che gli storici collocano nell'età prodiana, fino alla fine improvvisa, causata, pare, dall'invasione di un popolo dai costumi barbari, sorto improvvisamente dal nulla sulle rive dell'Arno.

Numerose sono state le realizzazioni del popolo piddino: dall'architettura, di cui rimangono imponenti resti, tra i moltissimi di particolare pregio quelli situati nella pianura padana e nella zona del Lingotto in Piemonte, alla letteratura, soprattutto teatrale. Poco sappiamo, invece, delle loro credenze e, soprattutto, dei loro riti, che restano avvolti nel mistero. Sulla base di alcune incisioni rupestri, scampate alla furia della rivoluzione sovranista, sembra che gli esponenti della nobiltà si riunissero, più volte all'anno, per dirimere i loro contrasti interni, per poi sottoporre all'assemblea di tutto il popolo piddino le decisioni assunte. Queste venivano sempre ratificate in modo plebiscitario, dietro versamento di un'offerta votiva (da qui il dubbio di molti studiosi se si possa parlare di votazioni o di voti offerti alle divinità), a dimostrazione del forte legame che univa le classi dominanti al popolo minuto.

Questo invito al recupero della memoria del popolo piddino è rivolto anche ai maggiori studiosi dell'antichità nella città di Frosinone, in particolare il prof. Maurizio Federico e il dott. Massimiliano Mancini, affinché, pur senza trascurare i loro preesistenti interessi (rispettivamente la storia cittadina dall'unità all'avvento della prima repubblica e l'archeologia volsca), dedichino una parte dei loro sforzi a quest'opera meritoria.

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