mercoledì 17 settembre 2014

Riparte la propaganda. E noi cosa facciamo? Clicchiamo “Mi piace”?

E’ il pomeriggio di domenica 14 Settembre 2014 quando, in pieno centro storico a Perugia, due iniziative, purtroppo destinate a sicuro successo, offrono, al pubblico che ignora, parole ed immagini provenienti da schieramenti politici solo apparentemente contrastanti, ma tendenti ad un solo scopo.
A dieci metri l’una dall’altra due fazioni solo formalmente opposte si schierano, sotto la sede del PD, per rassicurare i propri sostenitori, pur avendo intenzioni lontane dai loro interessi.

Da un lato il quotidiano Repubblica che deturpa la visuale dello splendido Corso Vannucci con innumerevoli pannelli 70x100 dei suoi quasi quarant’anni di prime pagine piene di retorica e menzogne liberiste mascherate col più becero progressismo.



Dall’altro, un po’ più nascosto e per pochi intimi all’interno del teatro Pavone, l’attuale paladino del liberismo, l’erede compassato di Berlusconi, il Dr Corrado Passera si autocandida a premier al grido “fuori lo Stato dall’economia” di fronte ad una platea dimentica e disinformata ed a quattro inutili giornalisti adoranti.

Entrambe le iniziative, ai meno avveduti, potrebbero apparire semplici operazioni pubblicitarie; la prima: un pacchiano sfoggio di immagine; la seconda: la presentazione  di un libro (con tanto di banchetto all’ingresso).
Ai più informati invece tutto ciò dà motivo di allarme; non è un mistero che Repubblica sta sostenendo l’intervento della troika in Italia finalizzato allo smembramento dello Stato, come non è un mistero che il Dr Passera faccia parte di quella èlite che sbava al pensiero di impossessarsi delle aziende di Stato che rappresentano una indiscutibile ricchezza per tutti noi.
Non è questo il post adatto a dare una attenta definizione di Sovranisti e di Globalisti, ma noi “sovranisti”, che ben sappiamo che la sovranità non si esaurisce con la semplice partecipazione al voto dei cittadini, siamo più preparati a leggere tra le righe e risulta quantomeno difficoltoso prenderci per i fondelli. Sta quindi a noi contrastare quelli che da più parti vengono definiti “globalisti”.
Oggi ed in futuro il confronto è e sarà sempre più evidente e aspro tra queste due forze contrapposte e rimandando ad altri articoli la trattazione di ciò che significa per i diritti dei cittadini avere uno Stato forte e quanto questo attualmente risulti esautorato per effetto della vittoria della globalizzazione e del liberismo di cui la massima espressione sono i trattati europei (con gli effetti che sono sotto gli occhi di tutti), vorrei soffermarmi sull’aspetto dell’azione politica.

Come possiamo facilmente constatare, ogni giorno le forze liberiste dalle loro tv e giornali, stanno compiendo un vero e proprio assalto alle pigre menti dei cittadini; non c’è notiziario o talk, quotidiano o periodico, che non ci dica quanto siamo incapaci e quanto abbiamo bisogno di un vincolo esterno che ci conduca lungo la “retta via” invisibilmente tracciata dai loro padroni a discapito di famiglie e lavoratori.
Gli unici che tentano a fatica e con scarsità di mezzi di ricordare agli Italiani che sono un grande popolo in grado di uscire (distrutto) da una guerra mondiale ed in trenta anni divenire la quarta/quinta potenza economica mondiale, che tentano di spiegare agli Italiani che la soluzione a questa terribile situazione è già stata scritta e praticata con successo e si chiama “Costituzione della Repubblica Italiana”, che tentano di mettere in evidenza che quella che stiamo subendo è una vera e propria guerra combattuta con le armi dell’economia piuttosto che con quelle tradizionali (ma con gli stessi effetti) siamo noi sovranisti.

Ora, di quali forze disponiamo? Quali mezzi abbiamo per fare la nostra parte? Come pensiamo di ottenere i numeri necessari a darci la meritata visibilità? Questo è il punto in questione di questo mio pezzo.
Per alcuni di noi, il mezzo principale di diffusione delle idee e di ricerca di nuovi sostenitori a nostra disposizione è quello offerto dai “social”, che però hanno un piccolo difetto: sono posseduti proprio dal grande capitale che tentiamo di arginare e proprio per questo, a me personalmente, appaiono come un’”arma di distrazione di massa”.
Pensateci bene, chi è presente, per esempio, su Facebook?
A parte una piccola minoranza di donne e uomini coscienti e desiderosi di sapere (che tra l’altro già si conoscono più o meno tutti tra di loro – siamo sempre gli stessi da anni), il sopracitato social è frequentato soprattutto da: frustrati e non con voglia di protagonismo, “bimbiminkia” che cazzeggiano pur di non leggere qualche libro, insoddisfatti che cercano avventure,  malati di dipendenza dal computer e, quando va bene, da gente normale che vuol restare in contatto con parenti ed amici lontani.
Secondo voi quanti di questi pseudo “amici” (odio questo modo ingannevole di appellare le conoscenze che si fanno su FB) possono essere interessati alle battaglie che giornalmente affrontiamo spesso sottraendo tempo e risorse alla nostra vita familiare ed al nostro lavoro?
Secondo voi quanto sono efficaci i “mi piace” (esprimo anche in questo caso il mio odio per questo insulso modo di esprimersi in FB) e le interminabili polemiche con sconosciuti di cui non sappiamo nulla?
Secondo voi quante volte si accendono tali perniciose polemiche su quella piattaforma (frutto tra l’altro della peggior cultura americana) solamente perché è avvenuto una travisamento che non avrebbe potuto aver luogo in caso di colloquio de visu? L’esempio estremo di ciò è offerto dall’altro social che va per la maggiore: Twitter, che affida all’utente 140 caratteri per esprimersi entro i quali, capacità di sintesi o no, si devono contenere concetti più o meno complessi!
Nel proporvi tali quesiti esprimo tutto il mio timore riguardante la reale possibilità che molti (in buona fede, armati di volontà e magari con spirito di sacrificio) si stiano impegnando in una azione quotidiana che sottrae loro risorse e tempo utilizzabili con maggiore efficacia.
Nulla avendo contro chi usa Facebook o Twitter in generale o per esprimere la propria militanza, sostengo che tali mezzi dovrebbero servire principalmente per pubblicizzare iniziative e documenti prodotti durante un confronto diretto tra le persone.

Consapevole del fatto che i percorsi di ciascuno possono prendere vie dissimili, voglio comunque testimoniare che il mio ingresso nell’ARS ha seguito le seguenti tappe: per primo sono venuto a conoscenza dell’Associazione perché circolavano in internet - e non FB – principalmente video ed anche post scritti dei suoi soci; dopo aver comunicato per e-mail con uno dei suoi dirigenti, mi sono informato presso il sito ufficiale ed ho letto, e fatto mio, il documento di analisi e proposte (cosa che dovrebbe essere richiesta ad ogni nuovo iscritto quale conferma della completa adesione), infine mi sono iscritto unicamente dopo aver conosciuto il suo “genitore”.
Racconto questo perché mi sembra che l’azione di “proselitismo” condotta tramite i social e non conoscendo di persona i nuovi arrivati – un po’ alla maniera del M5S (!) – potrebbe potenzialmente portare al nostro interno “di tutto e di più”: spostati, finti sovranisti che vogliono spaccare il nostro fronte e quant’altro, mentre sono necessarie buone doti di attore per poter ingannare durante un franco ed aperto colloquio di persona con i responsabili locali.
Quindi, affrontate le problematiche riguardanti i social, provo a “buttare là” alcuni spunti a chi volesse tentare una strada diversa, a mio avviso più efficace, più umanizzante e che, per tutto ciò, finirà anche di rendere piacevole la propria militanza che, non dimentichiamo, è in favore di tutti noi.
Premettendo che, a mio avviso, ogni azione di diffusione delle idee che si intende intraprendere dovrà necessariamente essere comunque commisurata alle capacità e disponibilità di ciascuno di noi – un attivista disinformato, frettoloso, sgarbato o che usi un linguaggio lontano dal suo interlocutore, rischia di fare danni allontanandolo e indisponendolo – passo a descrivere quelle che, io personalmente, individuo come le azioni più efficaci che ciascun sovranista potrebbe (arriverei a dire dovrebbe) compiere appunto in base alle proprie peculiarità ed al proprio ruolo.
Prima fra tutte le azioni è quella giornaliera, fatta di dialogo all’interno delle proprie famiglie, nei luoghi di lavoro, nei bar, negli spogliatoi, ecc., in ogni luogo pubblico ed in ogni momento della giornata; a costo di apparire monotematici, ma con garbo, dovremmo far si che chiunque ci frequenti riceva regolarmente argomenti ed input che smascherino la potente e menzognera  opera massmediatica.
La seconda azione, dovrebbe vederci impegnati ad organizzare gazebo e volantinaggi nelle nostre città – con meno frequenza della prima considerato l’impegno anche economico necessario; ciò aiuterebbe alla diffusione delle idee nei confronti di chi magari è già stato sensibilizzato in altro modo, ma che “non si fida” al 100%, di chi lo ha introdotto al tema; questo, inoltre, porterebbe il pubblico a conoscere e successivamente a riconoscere il simbolo dell’associazione a cui apparteniamo.
La terza azione, ancor più impegnativa, ma di sicura presa, è quella di organizzare nei capoluoghi eventi o semplici occasioni di confronto con conoscenti ed amici, possibilmente ospitando membri autorevoli della propria organizzazione e (volendo e potendo) esperti in materia macroeconomica e costituzionale; l’impiego di telecamere e la successiva pubblicazione dei video saranno di sicuro immediato effetto nei confronti di chi ha trovato in internet un modo alternativo di informarsi.
La quarta, è quella di scrivere in un blog o come ospiti o come titolari del proprio; questa azione, da intraprendere in funzione della propria disponibilità di tempo e delle proprie capacità, oltre a contribuire alla diffusione delle idee, da modo a ciascuno di “fermare” dei concetti appresi o intuizioni venute a seguito di una notizia ed a verificarne la validità col passare del tempo.
La quinta la riservo agli “ideologi” ed ai “leader” che meritino tale appellativo, che hanno autorevolezza, conoscenze e capacità espressive appunto da leader: la pubblicazione di saggi o libri; una iniziativa del genere darebbe sicura rilevanza nazionale alla propria organizzazione ed a tutto il movimento sovranista.
La sesta è altrettanto importante ed è finalizzata all’avere ottimi e proficui rapporti con altre organizzazioni sovraniste, anche di matrice diversa dalla propria, con le quali ci si deve necessariamente confrontare per avere una qualche possibilità di successo; questa azione dovrebbe essere coordinata dai leader e dai dirigenti di tutte le associazioni o movimenti sovranisti, presenziando ed intervenendo agli eventi altrui, tessendo legami ed amicizie con i leader e dirigenti organizzatori; isolarsi, arroccarsi, è deleterio e dà una pessima immagine di sé e di conseguenza della propria organizzazione.
Sono consapevole che ciò che propongo non è nelle corde e nelle possibilità di tutti, ma siamo sotto attacco e tutti dovremmo sentire il dovere di agire, sia pur con la scarsità di mezzi a nostra disposizione, secondo le nostre massime possibilità, per il bene delle nostre famiglie, per mantenere o riottenere la dignità derivante dal lavoro, per riconquistare la sovranità che spetta al Popolo Italiano.
Tutto ciò, con pazienza e tenacia, fino a quando i media non saranno costretti dagli eventi ad occuparsi di noi!

P.S. (a proposito del Dr Passera):
Attenzione: corre voce che tra i suoi principali sostenitori ci sia qualcuno che intende usare fraudolentemente il termine “sovranità” come argomento elettorale nonostante la propria supina rassegnazione alle logiche globaliste. Occhio noi ... ma anche loro!

Nessun commento:

Posta un commento