sabato 10 gennaio 2015

Je suis Renzo Tramaglino

Renzo Tramaglino
Milioni di persone si sono mobilitate in difesa del diritto di satira. Non è meraviglioso che, nell'epoca della distruzione dei diritti del lavoro e della dignità sociale di interi popoli, la gente scenda in strada per manifestare in difesa del diritto di satira? Vi è, in tutto ciò, un elemento positivo, ma solo nella misura in cui coloro che manifestano in difesa del diritto di esistere di un giornale come Charlie Hebdo, credono di difendere un diritto generale: la libertà di espressione del proprio pensiero. E' però necessario smascherare un equivoco, determinato dalla confusione tra il concetto di satira e quello di oltraggio. A mio parere, e cercherò di dimostrarlo, Charlie Hebdo non è un giornale satirico, bensì un giornale oltraggioso.

Ora, al fine di individuare il confine tra la satira e l'oltraggio, è del tutto inutile concentrare l'attenzione sul livello di volgarità e licenziosità di un testo (o una vignetta). Si può avere, infatti, un testo (o una vignetta) estremamente licenzioso e volgare senza che vi sia oltraggio; al contrario, l'oltraggio può rinvenirsi anche nelle parole più formalmente corrette. Ciò che delimita il confine tra satira e oltraggio è altro, ed ha a che fare con la gerarchia dei poteri. La satira, per essere tale, deve sempre partire dal basso ed essere diretta contro l'alto. Strano che questo particolare non venga colto dai tanti che strepitano sulla fine della dicotomia destra-sinistra che, a dir loro, sarebbe oggi sostituita dalla contrapposizione alto-basso!

Non può esservi satira quando questa, partendo dall'alto, cioè da una postazione di potere e influenza superiore, prende di mira chi, nella gerarchia del potere, è in posizione di debolezza. Il povero che ridicolizza il potente fa satira; il potente che fa altrettanto con il debole commette oltraggio.

Ebbene, nella cosiddetta guerra di civiltà tra il mondo "libero" dell'occidente e l'Islam, non può esservi dubbio alcuno sulle rispettive posizioni nella gerarchia del potere. Difendere il diritto di satira, dunque, non può che significare difendere il diritto di chi è in posizione di debolezza di ridicolizzare chi detiene la forza e il potere, giammai il contrario! Ovvero quel che fa il rivoltante giornalaccio il cui nome oggi tutti scrivono sulle proprie magliette! Tutti costoro non si rendono conto del fatto che stanno difendendo il diritto di Don Rodrigo di deridere Renzo Tramaglino.

Non so perché, ma a me vengono in mente tutti quegli stupidi che ballavano in piazza per festeggiare l'arrivo di Monti.

3 commenti:

  1. Concordo, è satira solo se è diretta verso i più forti e non i più deboli (e neppure verso ciò che è altro da noi come scrivevi ieri).

    Vengono in mente "tutti quegli stupidi che ballavano in piazza per festeggiare l'arrivo di Monti" forse perché stanno cucinando un passaggio simile a quello, verso lo scontro di civiltà. Anche (ma non solo) per puntellare il declinante consenso dei manutengoli delle attuali forze dominanti.

    Quando vorranno portare a termine il "partito della nazione" anche da noi useranno forse gli stessi mezzi? E chi lo sa.

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  2. Dissento totalmente.

    Nessun documento giuridico sancisce il principio secondo cui la libertà di manifestazione del pensiero deve esplicarsi "dal basso verso l'alto".

    Oltretutto, perchè mai i seguaci di Maometto sarebbero il "basso" e noi l' "alto"? Sceicchi, sultani e tiranni mediorentali vari sarebbero dei diseredati mentre i nostri disoccupati in fila alla mensa dei poveri apparterrebbero al novero dei potenti della Terra?

    Non si possono confondere i diversi piani della questione, ossia quello della oggettiva gravità di quanto è accaduto a Parigi in relazione alla difesa dei supremi (ripeto supremi) valori sanciti dalle costituzioni degli Stati occidentali ( e voi credete in questi valori, no?) e quello dell'utilizzo politico strumentale che alcuni gaglioffi stanno facendo dell'accaduto.

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