domenica 8 febbraio 2015

Ceci n'est pas une pipe

Ceci n'est pas une pipe
Ceci n'est pas un cadeau
"Consensi per la «bad bank» di sistema" titola il giornale della confindustria, il sole24ore, con un articolo di tal Mara Monti (non mi risulta una parentela con il più famoso Mario). Plaudono i rappresentanti delle banche più "sofferenti", dall’ad di UniCredit, Federico Ghizzoniil tema va affrontato e se ci sono soluzioni anche di sistema vanno analizzate con molta attenzione. Se si risolvono problemi di governance e quelli delle sofferenze, il mercato sicuramente ne beneficia e il consolidamento può ripartire») a quello di di Mps, Fabrizio Violalo strumento è necessario per tutto il sistema»), fino a a quello di Banca Carige Piero MontaniPer noi è importante bisogna vede come verrà fatto. In ogni caso aiuterebbe tutto il sistema italiano»). Unica voce dissonante (per ora) quella dell’ad di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, secondo il quale il suo istituto ha «un maggior potenziale» nel procedere sulle sofferenze: «Sono convinto che avendo un grado di copertura molto elevato, abbiamo un maggior potenziale nel lavorare sulle nostre sofferenze in modo autonomo».

Naturalmente, come ci tiene a sottolineare il Presidente dell'ABI Antonio Patualli, «Non è un regalo alle banche... Non chiamatela bad bank: stiamo facendo un intervento a favore dell’economia, non un salvataggio del sistema bancario».

Ma cos'è, in soldoni, una "bad bank"? In pratica è un istituto di recupero crediti. Immaginate di essere il gestore di un istituto finanziario, e che una parte dei vostri crediti sia diventata di difficile restituzione. In queste condizioni il vostro bilancio è in condizioni critiche e ciò rende per voi problematico continuare nella vostra attività, anche perché la sorveglianza bancaria impone criteri di solidità che non potete più rispettare. Per fissare le idee supponiamo che voi abbiate prestiti (attività) per 100 mln, 50 dei quali sono "cattivi prestiti" che disperate di riavere indietro. La soluzione consiste nel trasformare questi 50 mln in titoli da voi emessi, e nel trovare qualcuno cui cederli ad un prezzo vantaggioso per entrambi.

E ora lasciatemi spiegare cosa significhi "prezzo vantaggioso per entrambi". Ebbene, colui che acquista i vostri titoli si assume il vostro rischio, ma vi impone una perdita perché, invece di pagarveli 50 mln vi darà solo 40 mln. Voi riducete la vostra perdita al 20% (incassate 40 invece di 50) e chi "gioca la scommessa" può tentare di ottenere un guadagno incassando i crediti per intero.

In una transazione del genere, è evidente, i termini contrattuali sono importantissimi. Quando i crediti in sofferenza sono tanti, e la loro rischiosità è alta, il prezzo da pagare diventa altissimo, specialmente se ci si rivolge al mercato privato. Ma niente paura, c'è lo Stato! Sì, proprio LUI, lo Stato sprecone, inefficiente, corrotto, brutto, cattivo, che tassa i cittadini, maledetto e da ridurre ai minimi termini! Ci siamo cioè tutti noi, che le tasse le paghiamo. Soprattutto i lavoratori salariati e le piccole imprese, gli artigiani e i piccoli professionisti, e anche le medie imprese.

E così il santificato "settore privato", quello che "lasciatelo fare e tutto andrà per il meglio", quando le cose vanno male corre a chiedere l'aiuto dello Stato, cioè il nostro. Ora domandatevi: cosa potrà fare un'istituzione pubblica, che se le cose vanno male paga attingendo dalle tasche dei cittadini? Oltre a fare un "prezzo di favore" nel farsi carico dei crediti inesigibili (visto che il mercato dei capitali privati sarebbe troppo esoso), dovrà per forza di cose tentare di recuperare i crediti il più possibile, onde limitare i danni. Cosa che, per lo Stato, è più agevole che non per qualsiasi operatore privato. C'è o non c'è Equitalia, o chi per lei?

Ed ecco che la bad bank pubblica sarà costretta a fare la faccia feroce nei confronti dei debitori! Naturalmente con chi sarà più feroce la bad bank pubblica? Con i piccoli o con i grandi debitori? Se considerate il fatto che spesso i crediti inesigibili dei grandi istituti bancari sono, in effetti, crediti erogati a se stessi attraverso il gioco delle partecipazioni incrociate, la risposta è dentro di voi ed è quella giusta. Lo Stato farà la faccia feroce soprattutto con i piccoli creditori, molto meno con i grossi e, per coprire le sicure perdite, alzerà le tasse, finendo con l'essere ancor più odiato dalla massa di caproni ignoranti che credono che la crisi sia stata causata dal settore pubblico.

E infatti...

3 commenti:

  1. Non è che se un debitore è piccolo allora è meno bastardo, in Italia siamo pieni di storie di fornitori non pagati da clienti parassiti bastardi disonesti che si approfittano di un sistema in cui a essere tutelati sono sempre i ladri. Io avanzo un bel po' di soldi vinti in una causa civile, soldi che non vedrò mai, ah, ma quello che me li deve, poverino, è un piccolo figlio di puttana in liquidazione che ora lavora da un'altra parte e magari gira con la Porsche, ma poverino, è un piccolo professionista che si alza la mattina e ha delle bocche da sfamare (io invece posso crepare). A casa bisogna andare a prenderli, eccheccazzo.

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    1. Ma tu non sei una banca. Qui si parla di crediti in sofferenza delle banche, non di prestazioni lavorative non pagate. Sono solidale con te, perché è capitato anche a me, ma quello che racconti è lievemente OT.

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    2. in effetti mi sono lasciato prendere la mano...

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