martedì 29 dicembre 2015

Bunga bunga di capodanno

Siamo alla fine dell'anno e ci vuole un po' di svago. Propongo una bella discussione, per l'occasione aperta eccezzzziunalmente anche agli anonimi, su questo articolo pubblicato dal sito comedonchisciotte.org, il cui testo riporto nel seguito.

BARNARD E BAGNAI: OVVERO DONALD DUCK VS GLADSTONE GANDER
DI AZUL
forum di comedonchiciotte.org

A partire dal 2011 (anno di pubblicazione del “più grande crimine” e di aperura del blog del professore) mi sono sempre chiesto quali fossero le ragioni di tanta avversione e ostilità, che spesso sfociava nell’odio reciproco, fra due personaggi che sembravano, nella sostanza, sostenere le stesse idee e combattere la medesima battaglia: quella della sovranità monetaria e dell’uscita dalla zona euro.

Mi domandavo in particolare del perché due persone che hanno indubbiamente notevoli capacità professionali, sia pure in ambiti diversi, combattendo la stessa battaglia, non potessero perlomeno allearsi tatticamente per sfruttare reciproche competenze e qualità personali per uno stesso fine comune.


Perché Barnard non invitava Bagnai ai suoi convegni di economia e perché Bagnai non riconosceva le indiscutibili qualità giornalistiche e divulgative di Barnard? L’economia è materia difficile, una cosa (non facile) è spiegarla ad una platea di politici o di laureandi, altra cosa (quasi impossibile, ma necessaria) è rivolgersi ad una massa di italioti decerebrati. Barnard in tv era indubitabilmente, sotto questo secondo aspetto, molto efficace e riusciva ad attirare l’attenzione del pubblico comune in modo magnetico. Il pubblico di Bagnai è invece sicuramente più elitario e ristretto (anche se “il tramonto dell’euro” a differenza del blog goofynomics presenta notevoli qualità divulgative e scorre facile e lineare alla lettura anche di un pubblico medio).

Eppure...Eppure a dispetto di ogni apparente logica i due in questi 4 anni hanno continuato a beccarsi peggio dei famosi capponi di Renzo.
Ed in modo pesante! La spiegazione poteva essere psicologica: entrambi infatti soffrono di gravissime forme di narcisismo egocentrico. Ma in realtà il motivo era ben diverso.

E se Barnard in un raro momento di generosità intellettuale riconosceva in Bagnai uno “preparatissimo”. Dall’altro e da entrambi volavano paroloni e spesso parolacce. Così Barnard: “Due cose su sto Alberto Bagnai, che è veramente una zecca...”, “Poi sto tizio reclama per sé l’aver aperto il dibattito sull’euro in Italia. Peccato che quando noi ME-MMT facevamo a Rimini il più grande convegno di economia del mondo proprio sulla crisi euro, lui ancora aveva 5 seguaci sul suo blog e non aveva fatto nulla.” E ancora:“Bagnai è uno psicotico coprolalico che svergogna l’accademia italiana”.

Invece Bagnai: “Non credo ci siano commenti, ma chi intendesse farne è pregato di attenersi al rispetto umano che la disperazione, la solitudine e l'evidente disagio di questo essere impongono. Noi non possiamo fare niente per lui, ma è evidente che ciò di cui ha bisogno non è un economista. Parce sepultis.” E ancora: “ci sono colleghi e amici che danno a Donald più importanza di quanta non glie ne diano quelli che gli vanno dietro. Questi ultimi, poveretti, spesso sono persone degnissime, e io ne so qualcosa, ma, chissà perché, si sentono attratti da questo dilettante che di economia non capisce una beneamata fava (...). Perché gli anatroccoli (i seguaci di Barnard nda) scemi non sono: hanno solo quel problema dell'imprinting, sapete.... la prima cosa che vedono uscendo dall'uovo, per loro, è la loro mamma, anche se invece di essere una papera è un Donaldo furioso(...)  cari anatroccoli, io non ce l'ho con voi, ci mancherebbe, e ha ragione Debbboraaaah nel dire che siamo dalla stessa parte. Lo saremmo, più esattamente, se non fosse per il fascismo del vostro leader. Quello che voglio dirvi è molto semplice: perché continuate a scrivere a me? Io ho altro e di meglio da fare che seguire il delirio del Donaldo furioso. Se volete, scrivete a lui, che non vi risponderà, e spiegategli che l'ha fatta fuori dal vasino, ma che se fa un piccolo sforzo può rimediare. Solo che lui non vi starà a sentire. E allora, forse, conviene che lo lasciate solo nel suo delirio.”
Se Barnard per Bagnai era Donald Duck (a me invece ricordava molto l’amato Bob Rock di alanfordiana memoria), l’altro mi sembrava molto Gladstone Gander o Gastone se preferite. A chi andavano le vostre simpatie? Personalmente ho sempre amato quel povero sfigado di Paperino e provato antipatia per l’arroganza e la fortuna del presuntuoso Gastone.

Ma oggi, che non sono più giovane, devo ricredermi e riconoscere che Bagnai con grande lungimiranza aveva ragione. Gladstone ha tolto lo scettro della battaglia antieuro a Donald Duck, che urla di essere stato rapinato. Glad lo ha fatto in modo crudele, ma per il bene di tutti noi.

Continuo a ritenere Gladstone terribilmente antipatico, uno che infarcisce il suo blog di citazioni latine, tedesche, francesi, inglesi e quelli che non riescono a seguirlo sono dei “diversamente” ignoranti, uno che adora farsi delle attribuzioni autoreferenziali falsamente umili, uno che suona il clavicembalo, ama la musica barocca ma che è costretto a parlare con sapienza di economia pur controvoglia.
Ma alla fin dei conti a combattere il “Vero Potere” non possiamo mandare qualcuno che, per dirla con le parole di Massimo Mazzucco, è “una persona isterica...
Paolo Barnard è una persona malata di egocentrismo. Lui attacca tutto e tutti, perchè spera che in qualche modo si finisca per parlare di lui... Barnard è un uomo terrorizzato dall'idea di finire nel dimenticatoio (o di esserci già finito).

Ne sanno qualcosa alcuni autorevoli economisti italiani come Emiliano Brancaccio e Riccardo Bellofiore che dopo aver generosamente offerto la propria disponibilità e collaborazione a Barnard, si sono poi visti offendere, criticare ed insultare.

 Nemmeno Mosler, che era il fondatore, vate e guru della MMT propagandata da Barnard si è alla fine salvato dalle ire del nostro:
 “E’ la ventesima volta che becco il mio Maestro di economia/finanza, Warren Mosler della Mosler Economics MMT, a scazzare clamorosamente su alcune cose. Per esempio non sa un cazzo del sistema bancario europeo, e siccome è Amerikano presume che anche le banche delle isole Palu-Palu funzionino come New York, e così quelle di Bruxelles, Roma, San Benedetto del Tronto, Lione. Ma non è così, e gliel’ho detto 10.000 volte (inutilmente) a sto milionario che gioca a tennis 6 ore al giorno, le altre 6 le passa a investire, e le altre 6 a ridere (mai capito di che cazzo rida, mah!)...”
per poi concludere:  “NON ESISTONO I GURU AL 100%, E CHE DOVETE PENSARE SEMPRE CON LA VOSTRA TESTA (DI RICOTTA, VISTI I RISULTATI CHE HO). E QUESTO VALE ANCHE PER CIO' CHE BARNARD VI DICE.”

Ed io concordo in pieno. La lungimirante intelligenza di Gladstone Gender è consistita proprio in questo: sbaragliare e surclassare crudelmente ed impietosamente il povero Donald, con la finalità però ultima e nobile di sostituire nella vitale lotta per la nostra sovranità (non solo monetaria), una persona squilibrata e priva di credibiltà, con se stesso: un prof saccente, ma autorevole, intelligente, furbo, ironico, cinico, lingua tagliente, colto e preparatissimo. Insomma il profilo di un uomo politico e di governo e se Alberto Bagnai saprà diventarlo, darà a noi e all’Italia ancora una chance per potercela fare.

Azul

Analisi copropolitica dell'intervista ad Antonio Patuelli (presidente dell’Associazione bancaria italiana)

Antonio Patuelli giovane
Mentre giornaloni e televisioni parlano di scemenze, su un giornale on line (quotidiano.net) compare un'intervista di fondamentale importanza ad Antonio Patuelli, presidente dell'Associzione Bancaria Italiana (ABI). Talmente importante da meritare un'analisi copropolitica puntuale da parte del vostro blogger ciociaro.

Nota: Un'altra analisi, ben più circostanziata e puntuale, viene svolta sul blog di LBC, nel post "HAYEK, ISSING, VISCO, PATUELLI: PREVEGGENZA INSPIEGABILE SULLA MONETA UNICA (BANCARIA)?"

Da parte mia mi limiterò ad esaminare aspetti più triviali, che hanno a che fare con banali problemi di saccoccia. Nel seguito riporto (evidenziandole) le domande del giornalista e le risposte di Patuelli, unitamente alle mie osservazioni.

Presidente, cosa pensa dell’offensiva di Renzi sulla Merkel e sulle istituzioni di Bruxelles?
«La condivido al cento per cento. Renzi è un europeista e per questo non può accettare un’Europa germanocentrica».

Il "vassallo minore" (si veda qui per intendere) Antonio Patuelli esordice lanciando un messaggio politico chiaro: si aspetta che il governo Renzi sappia difendere gli interessi concreti del sistema bancario territoriale italiano. Il richiamo all'europeismo di Renzi è puramente di facciata.

Si usano due pesi e due misure?
«Non c’è dubbio. La Germania sembra aver adottato il motto di Giolitti: ‘Le leggi si interpretano per gli amici e si applicano per gli avversari’. Ma un’Europa così ingiusta e sbilanciata sui soli interessi tedeschi non solo non cresce, ma è destinata a sbriciolarsi».

Viene qui esplicitato, senza infingimenti di sorta, il cuore del problema, che consiste nella guerra tra capitali innescata dall'Unione Europea e dall'euro: finché si tratta di disciplinare i lavoratori attraverso l'austerità, il contenimento dei salari, la riduzione degli spazi pubblici, tutto va bene, ma quando si toccano gli interessi di bottega del capitalismo italiano allora le cose cambiano.

Il ministro Padoan ha però giustificato i recenti salvataggi con denaro pubblico di una banca di Amburgo e di una di Lisbona...
«Padoan ha anche detto che per l’Italia questa Europa rischia di costare più di quel che rende: la sua è un’evoluzione sofferta. Ma è chiaro a tutti che nella vicenda del salvataggio della quattro banche l’Italia è stata penalizzata».

 Il messaggio è che Renzi è al governo in rappresentanza anche degli interessi del capitalismo nazionale, non solo in qualità di esponente dell'ideologia globalista, e che questa alleanza è a rischio: "La sua è un'evoluzione sofferta".

Perché?
«Perché la direttiva europea che mette a carico anche degli obbligazionisti subordinati i salvataggi bancari è del 2014 ed è stata recepita dalla Repubblica italiana solo lo scorso novembre: quando le quattro banche hanno venduto le loro obbligazioni subordinate nessuno poteva sapere a cosa andava incontro... È stata applicata una norma retroattiva, il che mal si concilia con i fondamenti di uno Stato di diritto».

Qui c'è solo da ridere. Il Patuelli sostiene che quando le quattro banche hanno venduto merda ai loro clienti non potevano prevedere che sarebbe stata emanata una direttiva europea che avrebbe impedito la trasformazione della suddetta merda in cioccolato a spese della finanza pubblica (aiuti di Stato), come invece è stato consentito al sistema bancario tedesco, e non solo.

Come se ne esce?
«L’Europa dev’essere una casa di vetro. Bisogna ripristinare la certezza del diritto dando all’Ue un inquadramento costituzionale».

Le espressioni "casa di vetro" e "certezza del diritto" significano: o anche noi possiamo fare come i tedeschi (cioè trasformare la merda in cioccolato a spese della finanza pubblica), oppure anche i tedeschi devono scoperchiare il vasetto facendo vedere di essere pieni di merda fino al collo.

Ci spieghi meglio.
«Prima mi consenta una premessa. Noto con piacere che il dibattito, a tratti violento, sull’euro degli ultimi anni della crisi economica si è esaurito».

Non ha torto, il Patuelli, a sostenere che "il dibattito, a tratti violento, sull’euro degli ultimi anni della crisi economica si è esaurito". Le cosiddette opposizioni, in primis il M5S ma anche la Lega salviniana, dopo aver strumentalizzato l'ondata anti-euro a fini elettoralistici, ottenendo tra l'altro di segmentare e depotenziare la rivolta sovranista, oggi tacciono sugli aspetti politici e macroeconomici della moneta unica preferendo concentrarsi sulle quesioni scandalistiche. Imbecilli quelli che ci sono cascati, ma le cose stanno così.

Cosa significa?
«Significa che il bilancio della moneta unica è positivo: la politica monetaria di Draghi ha consentito a molti italiani di acquistare casa con mutui a tassi irrisori, alle imprese di ristrutturarsi ed esportare, alla Repubblica italiana di tenere basso il costo degli interessi sul debito consentendo di conseguenza maggiore spesa sociale».

Propaganda piddina allo stato puro. Qualche tempo fa sarebbe stato necessario spiegare in punta di teoria e dati alla mano la falsità di queste affermazioni, oggi la cosa è evidente in sé. Pertanto questa risposta va interpretata sul piano politico: essa significa: siamo ancora disposti a raccontare cazzate al popolino, ma qualcosa deve cambiare.

Tutto vero, ma non per questo le polemica sono svanite...
«Certo, perché la crisi dell’Europa precede la crisi economica e coincide con fallimento del Trattato che avrebbe dovuto dare al Continente una sua Costituzione».

Il giornalista sta al gioco ("tutto vero"), poi rilancia la palla ("non per questo le polemica sono svanite"). Il Patuelli stoppa di petto e spara una bordata: "la crisi dell’Europa precede la crisi economica". Ovvero: è la crisi dell'Europa la causa della crisi del sistema bancario, non il contrario! Il problema, per il Patuelli, è il fallimento del "più Europa", cioè il fatto che non si siano realizzati gli Stati Uniti d'Europa, vale a dire uno Stato capace di trasferimenti fiscali dalle regioni più ricche a quelle più povere. Dimentica, il Patuelli, che l'ideologia sottostante la moneta unica prevede che il compito di sostituire i trasferimenti per via fiscale (i soldi dei contribuenti tedeschi che pagano gli stipendi dei forestali calabresi) avrebbe dovuto essere surrogato dalla mobilità dei capitali sostenuta dalla fiducia nella moneta unica (i soldi che ti presto non potrai restituirmeli in moneta svalutata), e che questo meccanismo è miseramente fallito.

Occorre ripartire da lì?
«Occorre ripartire dal rafforzamento delle regole e delle istituzioni comuni. È stata varata l’Unione bancaria, se sarà fatta funzionare potremo sperare in un’unione istituzionale più forte. In caso contrario, i neonazionalismi prevarranno».

Il Patuelli alza il ditino e minaccia coniando un neologismo: i neonazionalismi. Lo sappiamo tutti che i tempi sono cambiati, e se oggi c'è il neoliberismo il pericolo non può che essere il neonazionalismo. Come si chiamava il protagonista di Matrix? Ah già, Neo!

Perché l’Unione bancaria fatica ad affermarsi?
«Perché le banche sono l’anello di congiunzione tra tutti i settori produttivi e le istituzioni nazionali per quanto riguarda il debito pubblico. Prevale ora il conflitto, che alimenta le spinte neonazionaliste».

Finalmente la confessione! Le banche sono "l’anello di congiunzione tra tutti i settori produttivi e le istituzioni nazionali per quanto riguarda il debito pubblico". E così strano che quest'ultimo esploda quando le banche falliscono? Ma sbaglio, o agli italiani è stato raccontato, per anni, che è il debito pubblico che manda in rovina l'economia?

Che fare?
«Per uscire dal guado in cui ci troviamo, occorre fare tre cose. La prima: varare un Testo unico bancario che fissi regole chiare e non retroattive, nonché delle norme transitorie». «Varare un Testo unico della finanza europea che regolamenti l’accesso ai mercati finanziari». «Varare un Testo unico del diritto penale dell’economia, per evitare che operazioni vietate in Italia siano invece consentite altrove».

Qui siamo all'ultimatum. Ma che succede se non viene accolto? Il Patuelli si attacca alla Costituzione.

Basteranno regole più chiare a salvare l’Europa?
«Questo è il presupposto. Bisogna in primo luogo superare l’attuale babele normativa di tipo medievale, con fonti del diritto prive di gerarchia».
Ad esempio?
«Beh, l’Italia ha recepito le nuove norme europee sui salvataggi bancari, ma quelle norme mal si conciliano con l’articolo 47 della nostra Costituzione, quello secondo cui ‘la Repubblica tutela il risparmio in tutte le sue forme’».

A questo punto il giornalista lo riporta sulla terra:

Presidente, perché la Germania dovrebbe accettare regole che ne limitano l’attuale strapotere?
«Perché l’accordo sulla riunificazione tedesca non prevedeva l’egemonia della Germania e perché, come abbiamo visto per la Grecia e per il ruolo della Bce, è capitato anche recentemente che il governo di Berlino si sia adeguato a una linea maggioritaria che pure non condivideva».
Non crede d’essere troppo ottimista?
«Il mio è l’ottimismo della volontà di un europeista entusiasta, divenuto giocoforza un europeista spesso deluso e critico. E per nulla rassegnato a vedere l’Italia trasformarsi da Paese fondatore in satellite dell’Ue».

Vorrei sottolineare una parte della risposta del Patuelli: "Perché l’accordo sulla riunificazione tedesca non prevedeva l’egemonia della Germania". E' il presidente dell'ABI che parla, non uno smandrappato complottista anti-euro!

Lars Feld, consigliere della Merkel, prevede l’esplosione del sistema bancario italiano...
«La sua è stata solo l’inutile provocazione di chi si sente criticato. A differenza di quello tedesco, il nostro sistema finanziario è solido, si è sempre salvato da solo e non è mai stato sanzionato da organismi internazionali».

Sembra di leggere un articolo di comedonchisciotte.org! Ma allora perché comprare i giornaloni e guardare la televisione?

Le domande sono molteplici: i "vassalli minori" andranno alla guerra contro l'impero? Se del caso, lo faranno da soli o cercheranno l'appoggio dei ceti popolari? Oppure tenteranno, fino all'ultimo, un compromesso che gli salvi il deretano ai danni del popolo lavoratore? Quali speranze hanno di raggiungere un accordo soddisfacente per loro? Se ciò non sarà possibile, in che modo cercheranno di costruire un'alleanza con i ceti popolari? A quali partiti si appoggeranno, oppure quali movimenti dal basso favoriranno?

Io dico solo che questo non è più un mondo per soli economisti.

domenica 27 dicembre 2015

La letterina di Natale di Bruxelles




Questi sono gli autori della letterina:

Jonathan Hill e Margaret Vestager, commissari Ue alla Stabilità finanziaria e alla Concorrenza (Foto Ec Audiovisual service)

sabato 26 dicembre 2015

Democrazia: le condizioni necessarie ma non sufficienti

Link correlato: IL RISPETTO DELLA DIGNITA' UMANA E DELLA LEGALITA', SECONDO L'€UROPA BANCARIA E SECONDO LA COSTITUZIONE. (Buon Natale!) - Orizzonte48

Premessa


Una condizione X è necessaria, ma non sufficiente affinché si abbia Y, in questo senso: se Y è dato, allora necessariamente X è data, ma il fatto che X sia data non basta per avere Y.

Una condizione necessaria, ma non sufficiente, affinché si possa parlare di democrazia, è che il livello di ricchezza e/o di potere di nessun individuo, o gruppo di individui, sia troppo grande in rapporto agli ultimi della scala sociale. Tuttavia, anche quando questa condizione è data, ciò non implica che vi sia democrazia. Può esservi però anarchia, ovvero un assetto sociale molto poco organizzato nel quale ogni individuo è scarsamente dipendente dagli altri per il soddisfacimento dei propri bisogni. Dal che discende che ci si deve accontentare di consumare di meno. Questa è la logica sottesa all'ideologia decrescista. Ed è anche, eterogenesi dei fini, il quadretto idilliaco offerto in pasto ai semplici ma acculturati piddini per giustificare l'ordoliberismo europeo.

La realtà è più prosaica. L'aumento dei consumi, e dunque della produzione, rende necessario un proporzionale aumento dell'organizzazione sociale, la quale non può essere paritetica ma richiede la costruzione di gerarchie. Le gerarchie implicano la nascita di centri di potere, i cui potenziali arbitrii pongono un problema di democrazia. Le Costituzioni vengono scritte per consolidare, rendendolo "legale", un determinato assetto dei rapporti di forza sociali. Una Costituzione non è dunque una carta dei sogni, ma la fotografia di un sistema di rapporti di forza, e in quanto tale è imposta con la forza. Ogni Costituzione è coercitiva, la nostra del 1948 è la sintesi degli equilibri politici e geopolitici di quel tempo. Da ciò discende la necessità di non consentire modifiche alle Costituzioni per mezzo di procedimenti ordinari, altrimenti ogni maggioranza (50%+1) potrebbe farlo, vanificandone la funzione.

Le modifiche alle Costituzioni possono essere apportate solo attraverso maggioranze qualificate, non dimenticando mai che si tratta sempre di procedimenti straordinari che alterano il quadro regolatore dei reali rapporti di forza sociali sottostanti. Le modifiche a maggioranza qualificata sono il procedimento cui si ricorre per evitare che, cambiando i reali rapporti di forza sociali per il trascorrere del tempo, l'unica via percorribile sia il ricorso alla violenza. In Italia il processo di modifica della Costituzione è regolato dall'art. 138.

Articolo 138

Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione [cfr. art. 72 c.4].
Le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare [cfr. art. 87 c.6] quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. La legge sottoposta a referendum non è promulgata [cfr. artt. 73 c.187 c.5 ], se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi.
Non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti.

Si noti che per "maggioranza assoluta" si intende un numero di voti superiore alla metà del numero totale degli aventi diritto. Il richiamo alla possibilità di evitare il referendum confermativo, quando le modifiche sono approvate dalla maggioranza dei due terzi degli aventi diritto in entrambe le camere, rafforza il carattere di eccezionalità di una modifica alla Costituzione.

Da quanto detto si evince che i reiterati tentativi di modificare la Costituzione posti in atto negli ultimi decenni, culminati con la riforma della Costituzione voluta da Renzi, sono lo specchio dei mutati rapporti di forza sociali sopravvenuti nel paese. Il percorso della riforma è stato preceduto da una serie di riforme elettorali, tutte in senso maggioritario, che hanno privato i cittadini dell'unico strumento capace di fare da contrappeso alla crescente concentrazione della ricchezza e del potere, fino allo scempio del porcellum.

I principali partiti politici protagonisti di quello che non è esagerato definire un atto di forza dei ceti dominanti sono stati: il Partito Democratico (nelle sue successive trasformazioni), Forza Italia (nelle sue diverse articolazioni), La Lega Nord.

Quanto detto non esaurisce il processo di stravolgimento della carta Costituzionale, che come ricordato fotografa e rende legale lo stato dei reali rapporti di forza sociali, perché ad esso è stato sovrapposto un secondo processo di modifica strisciante che consiste nel subordinare la Costituzione ad alcuni trattati internazionali, in particolare il Trattato di Maastricht (Trattato sull'Unione Europea - TUE - 1992), il Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea - TFUE - del 2008,  più volte modificato a partire dall'originario Trattato di Roma del 1957, e il Trattato di Lisbona del 2009. Questo processo è stato nascosto alla consapevolezza dei cittadini mascherandolo con una narrazione edificante, il famoso "fogno europeo", di cui principali responsabili sono stati i partiti della cosiddetta sinistra radicale: SEL, PRC, Lista Tsipras e cespugli vari.

I due processi di modifica, esplicita e strisciante, della Costituzione del 1948, sono in gran parte completati. Essi fotografano uno stato delle cose per cui un blocco dominante costituito dagli interessi finanziari e industriali, appoggiato da una congerie di corpi intermedi (banche commerciali, PMI, sindacati, associazioni di categoria, consorzi) ai quali è stato demandato il compito di cooptare nell'operazione una miriade di altri interessi di minore entità colonizzati culturalmente dalla narrazione dominante, sostenuta a gran voce dai giornali e dalle televisioni completamente in mano ai gruppi finanziari e industriali, nonché dalla televisione pubblica controllata dai partiti, ha preso il controllo assoluto del nostro paese.

Ma qualcosa è andato storto. Accerchiare un esercito nemico non implica necessariamente aver vinto.

Divagazione


Oggi ho preso un caffè al bar del paese. Ce ne sono tre di bar, due ai lati della strada, il terzo a poca distanza. Mentre il ragazzo prepara il caffè gli dico "vengo qui perché il vostro caffè è più buono, e costa 80 centesimi, come negli altri bar; secondo te, se mettete il caffè a un euro guadagnate di più o di meno?". Lui mi guarda un po' sorpreso e mi fa "guadagneremmo di meno, molto di meno". E io "e magari, dopo un po', il vostro caffè non sarebbe più così buono, perché la macchina lavorerebbe di meno...". E lui "ci hanno rovinato".

L'intoppo


Le persone cominciano a capire che qualcosa non va. Non solo le persone semplici, come il ragazzo del caffè, ma anche una parte di quelli che ci hanno messo in questo pasticcio. Il nodo che sta venendo al pettine è l'unione bancaria, che dovrebbe istituire un meccanismo di garanzia a livello europeo, che è sì osteggiata dal grande capitale del nord Europa ma preoccupa, e non poco, anche una parte del capitale finanziario e industriale nostrano. Un meccanismo di garanzia a livello europeo implica necessariamente la reciproca trasparenza dei bilanci, dunque la fine di quel sistema opaco grazie al quale tutti si ingrassano. La strategia del grande capitale del nord Europa e di quello subordinato italiano è quella di posticipare l'entrata in vigore effettiva dell'unione bancaria, e nel frattempo impedire in ogni modo qualsiasi intervento dello Stato italiano in soccorso del nostro sistema bancario territoriale, con il fine evidente di appropriarsene prima, e solo dopo, a pasto concluso, aprire i propri bilanci ai controlli. I quali, a quel punto, sarebbero i controlli del grande capitale del nord Europa e dei suoi margravi su sé stesso! Geniale.

La difficile (o impossibile) riquadratura del cerchio


Se i margravi della marca italiana, per capirci le grandi banche e i gruppi industriali maggiori completamente internazionalizzati, possono comunque trarre vantaggio da ciò, lo stesso potrebbe non valere per i "vassalli minori". Il dubbio comincia ad insinuarsi, ma il problema è che le modifiche alla Costituzione, unitamente a quelle elettorali e all'accettazione del principio di subalternità della Costituzione ai trattati europei, hanno seriamente intaccato il principale baluardo difensivo, aprendo un varco al nemico. Niente cui non si possa rimediare suonando le nostre campane, ovvero chiamando a raccolta, per continuare in chiave metaforica, i "servi della gleba", ma il punto è che i vassalli minori sono oggi posti di fronte alla scelta tra la subordinazione al nuovo assetto europeo e l'alleanza con i ceti popolari, proprio quelli ai quali hanno sottratto reddito e diritti, credendo che ciò fosse nel loro interesse, fino al punto di creare una distorsione nel funzionamento sostanziale della democrazia.

La quale democrazia, lo abbiamo detto all'inizio del post, è sostanziale e non mera formalità se e solo se "il livello di ricchezza e/o di potere di nessun individuo, o gruppo di individui, è troppo grande in rapporto agli ultimi della scala sociale".

Il problema di una riscossa democratica e nazionale è dunque squisitamente politico. Questa sarà possibile solo se quelli che abbiamo chiamato "vassalli minori" troveranno conveniente rompere il rapporto di subordinazione con il grande capitale e la grande industria, avranno il coraggio di farlo, e infine troveranno nuove forze politiche, sorte dal basso, pronte a raccogliere una proposta di alleanza organica, il cui quadro di riferimento concettuale non può che essere il richiamo alla Costituzione del 1948.

La prima condizione non dipende da noi, ma da Matteo Renzi, nelle cui mani è la responsabilità di una scelta cruciale. Alcuni segnali di insofferenza lasciano ben sperare, ma ovviamente una rondine non fa primavera. Staremo a vedere. La seconda dipende da noi, dagli "uomini liberi" che vivono in basso, gomito a gomito con i servi della gleba. Il tema è quello dello "stato dell'arte" del movimento sovranista, e qui sono dolori. Ne riparleremo in un apposito post.

Addendum (dal blog di orizzonte48)




venerdì 25 dicembre 2015

MUSSOLINI E L’EUROPA


Dal blog di Roberto Brumat (post del 5 aprile 2014) 


Benito Mussolini: «O si realizza l’unità europea sul terreno della ricostruzione economica o la civiltà europea è condannata a spegnersi». [Continua qui...]


La frase è contenuta in un cartello che compare nel mezzo del film di propaganda fascista Camicia nera, girato nel 1933 per il decennale della Marcia su Roma, di cui fu autore il regista drammaturgo e giornalista Giovacchino Forzano, amico personale di Benito Mussolini (e nonno del giornalista Luca Giurato).

Nota dell'Ego della rete: sono arrivato a ciò visionando il filmato dell'Istituto Luce "Storia d'Italia 07 - La Politica Estera Fascista e La Guerra 1929 1943" in cui, al minuto 1'28'', viene riportata la suddetta frase. La mia segnalazione non deve assolutamente essere intesa in senso propagandistico, bensì come un invito alla riflessione critica sul nostro passato, onde evitare il ripetersi degli stessi errori. Mi permetto di sottolineare che, a mio parere, ogni rilettura del fascismo che proponga una narrazione di quegli eventi alla luce della necessità di una pacificazione nazionale, sebbene auspicabile è tutt'ora prematura, e tale rimarrà fino a quando non avremo posto rimedio alla più grave conseguenza degli errori di quel regime: la perdita dell'indipendenza nazionale in seguito alla sconfitta in guerra. Una guerra alla quale partecipammo per la sola responsabilità di una borghesia gurulla, vincitrice dello scontro di classe degli anni venti, che si era prostrata ai piedi del Guru del tempo.

giovedì 24 dicembre 2015

Né servi né padroni

La mia rispota a criscris980, che ha commentato il video "Guru & Gurulli".


Il commento di criscris980: 


«Fiorenzo, devi accettare un dato antropologico ineliminabile: l'uomo è un animale gregario. Non dico che il mondo si può cambiare nonostante il fascino che esercita il capo; intendo dire che un movimento, tanto più un movimento "dal basso", non può prescindere dalla forza aggregativa che  conferiscono la seduzione e la fede in una persona che rappresenta l'idea incarnta e intangibile.
Poi, è vero che ci sono condottieri e ciarlatani.»

Divulgatori e subdivulgatori

Scrive Enea Boria: "Forse dovrei aprirmi un blog e fare della subdivulgazione anche io. Fiorenzo, tu che di subdivulgazione ne sai, ti importuno per chiederti un parere."

Risponde Francesco Colonna: "il problema è che alla fine lo leggeranno grosso modo gli stessi che ti leggono su Facebook e al massimo, se fai buon marketing digitale, un po' di lettori dei siti di informazione ed opinione che già frequenti. E' durissima invece catturare persone che la pensano in altro modo (sai bene a chi posso riferirmi) o persone che usano il web per cazzeggio. Quasi impossibile raggiungere numeri di rilievo. Lo devi fare più che altro per tua passione personale."

Caro Enea, le osservazioni di Francesco Colonna sono assolutamente realistiche. Tuttavia vorrei spendere due parole sul concetto di "subdivulgazione".

Chi è il subdivulgatore? E' uno che divulga cose che non conosce per esperienza diretta. Il subdivulgatore è uno convinto che ciò che altri, che operano professionalmente in campi diversi dal suo, "narrano", sia giusto, e dunque dà una mano per farlo conoscere. Io sono un princeps subdivulgatorum, avendo assai contribuito a far conoscere il pensiero di alcuni grandi divulgatori: Beppe Grillo, Paolo Barnard, Alberto Bagnai, Emiliano Brancaccio, LBC... e molti altri.

Questo meccanismo, cioè la relazione divulgatore-subdivulgatore, soffre di una grave pecca. Viene infatti naturale pensare che, poiché il divulgatore ha conoscenza diretta della verità che diffonde, con ciò il subdivulgatore sia naturaliter una persona di qualità inferiore. Ebbene ciò è palesemente infondato, e anzi si può sostenere il contrario. In realtà il subdivulgatore, se non è un mero ripetitore, svolge un compito altamente specialistico, paradossalmente a un livello superiore di sintesi. E' infatti responsabilità del subdivulgatore integrare le conoscenze specialistiche dei divulgatori a un livello di maggiore complessità, tenendo conto dell'infinita variabilità delle esperienze umane. La minore valenza sociale dei subdivulgatori discende dal fatto che sono molto più numerosi. Una prova, però, che di essi c'è molta domanda.

Trascurare, o sottovalutare, il ruolo e l'importanza dei subdivulgatori è un errore che molti divulgatori, in questi ultimi anni, hanno commesso. Il danno prodotto da questo atteggiamento va ben oltre il fallimento degli sforzi degli stessi divulgatori, essendo ovvia e inevitabile conseguenza di una errata disposizione mentale che rompe in modo irrimediabile la catena di trasmissione delle conoscenze dalle élites specialistiche alle masse.

Ben venga dunque il tuo proposito, caro Enea. Ti invito a dar seguito alla tua idea di aprire un blog, senza preoccuparti troppo di quanto sarai seguito. In ogni caso, il destino dei divulgatori e dei subdivulgatori è simile, consistendo nell'essere utili ma nel venir dimenticati: la Storia non ricorda né gli uni né gli altri, e solo ai veri geni è concessa una relativa immortalità.

Parafrasando il grande Federico di Prussia: cani, volete sopravvivere in eterno? Non abbiamo che da combattere, ognuno come può e sa fare. Tutto il resto è noia.

mercoledì 23 dicembre 2015

Il Più Grande Crimine [integrale reloaded] e altri fondamentali

Lugo di Romagna, 24 settembre 2010



La Grande Narrazione di Paolo Barnard (al netto della sua personalità). Si faccia attenzione alla data: 24 settembre 2010. Il suo "Il più grande crimine" è dello stesso anno. Qui l'edizione 2011. la visione integrale del filmato è caldamente incoraggiata.

Eccovi una pillola, tratta dal filmato, che spiega perché i governi italiani siano così proni all'Europa, fino al punto di subire la normativa che proibisce gli aiuti di Stato alle nostre banche in crisi. Fossero pure pochi spiccioli. La questione è ben spiegata qui.


Per la "divulgazione tecnica" si rimanda qui (al netto dei deliri sull'A/ssociazionCiiiiiiiiiiinaaaaa). In particolare:


Per una riflessione di taglio costituzionalista si rimanda qui.

Per un'equilibrata quanto cialtronesca sintesi l'Ego della rete è sempre al vostro servizio:


Si non vis pacem mira bella (dai detti dell'indovino Ci-vate)

sabato 19 dicembre 2015

La versione di Repubblica.it


Non so più a chi dare i pezzi per tutti i casini che ho, però questo titolo del giornalone "Repubblica.it" (Nato, aerei e navi in aiuto della Turchia) è un'occasione imperdibile per sottolineare la vergognosa narrazione dei media mainstream. 

La situazione è questa: dopo l'intervento russo in Siria, che ha cambiato gli equilibri militari sul campo, c'è stato il Bataclan. Una cosa inaudita, credo che su questo possiamo essere d'accordo: l'attacco alla capitale di un paese che è al cuore dell'Occidente, per di più da sempre orgoglioso protagonista, a dispetto dei suoi limiti, del grande gioco.

Chiunque lo abbia ordinato ha evidentemente agito di propria iniziativa perché, se così non fosse, oggi il mondo sarebbe un posacenere. L'abbattimento dell'aereo russo, qualche giorno dopo i fatti del Bataclan, è stato il gesto disperato di chi ha tentato il gioco grosso: avete presente l'impero ottomano, alias Turchia, nella grande guerra? Ecco, non si rassegnano. Restano un pericolo.

Ora una domanda: possono i grandi giocatori permettere che pedine di importanza regionale, siano esse l'Isis, i sauditi o i turchi, prendano in mano il grande gioco contro la loro volontà e i loro interessi? La risposta è no. La guerra mondiale, per ora, non si può fare, e chiunque abbia deciso l'attacco al Bataclan (Isis, sauditi, turchi...) ha dimostrato di essere una pedina inaffidabile. Questa pedina, almeno per il momento, cioè fino a quando i grandi attori non decideranno di fare sul serio, deve essere messa in condizione di non interferire. Questo è il senso vero dell'accordo che, a partire dai prossimi giorni, forse da domani, verrà comunicato ai media e quindi alle masse globali.

Ebbene, come presenta l'intera vicenda il giornalone "Repubblica.it"? Ti piazza in prima pagina la notizia che la Nato spedisce aerei e navi in aiuto della Turchia. Perché lo fa? Per nascondere una sconfitta: la pace, dirà il giornalone alle masse globali, si farà perché la Nato ha mostrato i muscoli.

Non so voi, ma io sono disgustato. Buona notte.

Post correlato: Un'analisi logica della guerra di Siria (24 novembre 2015)

giovedì 17 dicembre 2015

Il sistema AnaCredit

Ms O’Reilly - European Ombudsman
Dear Ms O’Reilly, Thank you for your letter of 20 November 2015. I appreciate the opportunity to explain the draft ECB Regulation on the collection of granular credit and credit risk data (“draft Regulation”) and the ECB’s engagement of stakeholders throughout the process.

The analytical credit datasets (“AnaCredit”) will provide a harmonised set of granular credit and credit risk data across participating countries.

Mario Draghi
Currently, the information on granular credit datasets is very heterogeneous across countries; some have national credit registers, in others this is only partially the case and some only have access to aggregated information. AnaCredit will standardise the collection of credit data and significantly improve the quality of the data available, enabling for the first time a sensible comparison of the provision of credit across participating countries, including for small and medium-sized enterprises.

AnaCredit constitutes a significant step forward for the Eurosystem in many of its key central banking tasks, from monetary policy, financial stability analysis and macroprudential policy, and credit market analysis to collateral and risk management. For example, monitoring the risk-taking channel in a complete, consistent and timely manner is not possible using only aggregated data. [Continua...]

I hope that my reply provides satisfactory clarifications to your questions. 
Yours sincerely, 
[signed]
Mario Draghi

Arringa populista


Ora io vorrei chiedere una cosa: come mai nel 2003, quando in Germania si fecero le riforme Hartz-IV, nessuno dei nostri politici al governo (c'era Berlusconi) o all'opposizione (l'Ulivo di Prodi) si alzò per affermare con forza che si trattava di un'operazione di dumping salariale ai danni degli altri paesi, in particolare l'Italia? Come mai tutti i giornaloni, i commentatori dei talk show, ci sfracassarono i cabasisi con la meravigliosa flessibilità tedesca? Come mai neanche uno degli economisti che oggi ci frantumano gli zebedei alzò la voce per denunciare, urbi et orbi, la rottura, ad appena quattro anni dalla sua introduzione, degli equilibri di competitività di prezzo su cui si reggeva l'euro, in favore dell'economia di gran lunga più forte? Possibile che nessuno di costoro - politici, commentatori, economisti - abbia sentito il dovere di denunciare i risvolti di una scelta che ci avrebbe inesorabilmente portato al sistema AnaCredit (nomen omen), sul quale Mario Draghi oggi ragguaglia la bionda Ms O’Reilly?

Sembra una letterina d'amore, nevvero? Con quel ditino alzato, poi...

Aveva poi così torto, il povero Paolo Barnard, quando accusava gli economisti italiani di aver taciuto per complicità o pavidità?

E ancora: perché mai dovremmo, oggi, considerare coloro che non potevano non sapere ma hanno taciuto, come punti di riferimento nella battaglia contro l'euro e l'Unione Europea? Davvero possiamo fidarci di costoro, fino al punto di idolatrarli? Non sono, piuttosto, essi che dovrebbero umilmente, molto umilmente e senza alzare la cresta, porsi al servizio dei pochi che, in quegli anni, continuarono a fare opposizione pur essendo ridotti alla completa marginalità, costretti a riunirsi in sale spoglie con sedie di plastica, quando non in qualche garage?

Come possiamo tollerare i toni, le supponenze, non di rado la volgarità di costoro, siano essi economisti o politici illuminati sulla via di Damasco?

Non è forse giunto il tempo di rovesciare nella prassi politica ciò che abbiamo appreso in questi anni da coloro che, tardivamente, quando la partita sembrava facile e il risultato a portata di mano, si sono degnati di "divulgare"?

Oppure preferiamo accettare che "analytical credit datasets ('AnaCredit') will provide a harmonised set of granular credit and credit risk data across participating people"?.

martedì 15 dicembre 2015

Chi sono gli imbecilli?

Un video chiarificatore in risposta a questa osservazione di Piemme: «Ci sono infine coloro che pur non giungendo a tale disprezzo dei "semplici", sono tuttavia contaminati dalbagnai-pensiero, portatori sani del micidiale bacillo. Un esempio ce lo fornisce l'amico Fiorenzo Fraioli nel suo: Io sto col padre della Boschi (un post al veleno).»

Nota: se avessi continuato a guardare le gambe di una certa tipa oggi sarei meno conosciuto, ma avrei meno rotture di zebedei e forse tromberei ancora. Gli errori se pagheno...

lunedì 14 dicembre 2015

Io sto col padre della Boschi (un post al veleno)

E pure scritto male, alla penis canis in fretta e stanco da morire. Diciamo che mi voglio sfogare, e al diavolo la sintassi.

Cari imbecilli che date la colpa al padre della Boschi, ma colpa de che? Colpa dei fallimenti delle banche, del pensionato suicida? Siete scemi, ma veramente, mica poco. Ma secondo voi le banche falliscono perché il padre della Boschi ha elargito finanziamenti ai suoi amici? Oppure perché lui e il management si pagavano stipendi milionari? Se credete questo, allora siete degli imbecilli.

Le banche falliscono perché non gli tornano indietro i prestiti. Punto. E questo è solo l'inizio di una storia che è già abbastanza lunga, e altrettanto a lungo durerà. Fino a quando gli imbecilli saranno la maggioranza. Temo per sempre.

Io sto col padre della Boschi tanto per cominciare perché ha una bella figlia, si è fatto i cazzi suoi e ha giustamente inculato i cretini che danno retta alla sua bella figliola, magari sedotti dal bel visino.

Possibile che non capiate che gli stipendi del management nelle banche sono un modo per eludere il fisco, cioè farsi pagare stipendi milionari tenendo bassi i profitti dell'aziendina di credito cooperativo? Non vi frulla per la testa che gli stipendi milionari del management sono costi per l'aziendina di credito? E dunque che si tratta di normale elusione, la stessa che fate pure voi appena potete?

Sarebbe questa elusione la causa del fallimento delle banche, che saltano come birilli l'una dopo l'altra? Davvero pensate questo?

Dice: ma guarda che chi ti legge (i pochi) lo sanno bene che non è così. E' vero, ma sto avvelenato e questo post è per quelli che non mi leggono. Che poi non sarebbe un gran peccato, ma almeno leggessero chi ne sa più di me.

E devo citare quella testa di caxxo di Bagnai (ekkeppalle):

QED 61: Black Monday?


Che di politica non ci capisce una semimazza, ma se resta sul tecnico chapeau. Ma il guaio è che gli imbecilli non lo capiscono, nemmeno se si sforzano. Che poi è pure l'errore che ha fatto, che si credeva che ad andare in televisione avrebbe trovato gente che lo capiva come quando parlava agli happy few sul blog. Ma io l'ho sempre detto che di politica non ci capisce una semimazza, anzi un quarto di mazza. Che se non c'hai 'na forza tua, al massimo te fanno fa la marionetta. Che poi, a cose fatte, gli daranno pure il nobel, ma quanto ad efficacia reale nel cambiare il corso delle cose, a beh, si resta agli happy few.

Vabbè, è acqua passata, torniamo agli imbecilli che la colpa è del padre della Boschi. Ne incontro tutti i giorni che mi ci incazzo sempre come una iena, pure amici carissimi. Oggi uno davanti al caminetto: ma che sei matto, mi dice, a volere lo statalismo? Ma che non lo sai, mi dice, che lo stato è corrotto? E che non lo sai che al sud se magnano li sordi europei? E che non lo sai, mi dice, che le banche fanno gli affidamenti agli amici e agli amici degli amici? E che al sud, sempre coi sordi europei, ce finanziano le saghe paesane?

E io che gli dico: ma che sei laziale? E lui, che è della Roma, fa finta de 'ncazzarse, ma semo amici e finisce a ride. Però continua: se so magnati tutto, er padre della Boschi, e daje de rutto. Ce n'è un altro che è più intelligente ma è marpione e non si sbilancia, però mi dà una mano e ogni tanto interviene e parla dell'azienda dove lavorava comprata dai tedeschi e poi delle commesse trasferite all'estero e delle riduzioni di organico, ma il finto romanista insiste, è come preso da una coazione a urlare, la stanza rimbomba delle nostre grida. Ma io non posso esagerare perché è un amico, mica gli posso dire che è un imbecille, al massimo scherzando che è un laziale. E allora lui mi chiede perché le banche falliscono, e io gli dico perché Monti ha fatto la stretta fiscale, e la deflazione, e le aziende che chiudono e i prestiti che non tornano indietro. E allora lui dice ancora che è perché non siamo competitivi che chiudono mentre io guardo la fascetta sul davanzale e penso di stringergliela al collo a tradimento per vedere se soffoca perché è poco produttivo ma questo non si fa perché è un amico anche se è laziale a sua insaputa.

Poi si ricorda di quella volta venti e passa anni fa quando venne a casa mia ed era un novellino e io gli scrissi un programmino sul quale poi fece la tesi che erano due DDE che colloquiavano e fino alle tre di notte quando lui non ce la faceva più e voleva andare a dormire invece io insistevo fino a quando il problema non fu risolto e mi viene la voglia di dirgli ma lo vedi che se io c'ho la capa dura e tu no forse è per questo che tu credi alle cazzate e io no. Ma non lo posso fare perché è un amico, e io gli voglio bene e non è colpa sua se non capisce un cazzo.

O no?

O forse sì?

C'è la televisione accesa senza volume, il camino strepita e alzo il volume, è gazebo di quel piddino che più piddino non si può che non mi ricordo nemmeno come si chiama ma lo prenderei a calci nei denti e penso ma se è 'sta roba che sente l'amico mio dopo la partita della Roma mica è colpa sua? O sì? Io mica lo so più in che mondo vivo, chi sono quelli che mi stanno intorno, che razza di pensieri gli passano per la testa. Non lo so più, sono un marziano, sono uno che vive in un mondo suo con poche migliaia di altri mentre intorno a noi sono milioni quelli che pensano che è colpa del padre della Boschi bella topa che poi non è che mi piace tanto ma è la Boschi ed è figa perché è la Boschi che se fosse la barista manco la guarderei con quel culo largo che c'ha ma è la Boschi cazzo!

Poi passa Renzi dalla Leopolda, il nuovo nome della Bernarda, e guardo quei tipi compunti in piedi che lo stanno a sentire. Dove abbiamo sbagliato? Perché non siamo riusciti a spiegare l'aritmetica ai nostri amici?

Alzo gli occhi alla Tv, è sempre Gazebo, inquadrano uno che parla con un altro che gli sta vicino con gli occhioni spalancati da bambino con la barba e il sorriso ebete di chi è tutto contento di stare lì proprio alla leopolda quindi lui non è un emarginato anzi forse è pure un figurante che lo pagano e spera di diventare conduttore e mi chiedo chi è veramente. E' piena la leopolda come noi non ce lo sogniamo nemmeno  e sembrano tutti felici e allora penso forse sono un emarginato e sono incazzato perché sono un emarginato ma allora mi dovrei calmare, forse parlo per invidia perché non sto pure io alla leopolda? Pensa te se mi inquadravano e poi il giorno dopo a scuola professò ieri t'ho visto in televisione ma vai a cagare studentello futuro coglioncello.

Perché funziona così, ormai l'ho capito vai in televisione e sei qualcuno, dici la verità e sei nessuno.

Ma io voglio essere nessuno e allora vi dico che non è colpa del padre della Boschi bella topa e andate affanculo voi imbecilli che mi avete rotto.

domenica 13 dicembre 2015

P101

"Programma 101" è il nome del primo personal computer al mondo, costruito dall'Olivetti all'inizio degli anni sessanta quando l'Italia, uscita sconfitta e distrutta dalla seconda guerra mondiale, era in pieno boom economico. Da oggi è anche il nome adottato dal processo costituente che condurrà alla nascita di una nuova formazione politica sovranista promossa dai c.d. "marxisti dell'Illinois", alias Ora Costituente, e da alcuni esponenti del Partito Umanista, rinforzati dal contributo di cittadini provenienti da altre esperienze o semplici blogger come il vostro umile reporter.

Il nome, così come deliberato dal comitato promotore, sarà corredato dalla dicitura "Movimento di liberazione popolare".

La scelta del nome P101 riflette la volontà di comunicare un'idea di paese che pone al centro l'inestimabile valore costituito dal genio e dalla laboriosità delle genti italiche, qualità che necessitano, per esprimere il loro potenziale, di essere guidate da una classe dirigente nazionale che sia espressione del mondo del lavoro, in tutte le sue forme e articolazioni.

L'espressione "classe dirigente nazionale" non deve essere intesa in senso etnico, ma sottolinea il fatto che il governo deve essere nella mani di chi, in questo paese, vive e fornisce il suo contributo al benessere collettivo, dunque nel significato di indipendenza da istanze sovranazionali. L'Italia, paese ricco di talenti e capacità, da millenni al centro della storia del mondo, è oggi spremuta dalla finanza globale, e impossibilitata a reagire alla razzia da trattati internazionali ratificati da una classe politica che non si è mostrata capace di comprenderne le drammatiche conseguenze in termini di asservimento, quando non è stata addirittura complice consapevole di tali scelte. L'attuale classe dirigente deve dunque essere sostituita dal popolo italiano, chiamato ad assumersi la responsabilità delle sue scelte così come sancito dalla nostra Carta Costituzionale.

L'impresa non è facile, ma l'alternativa è il nostro ulteriore asservimento, e dei nostri figli, all'insaziabile voracità e voglia di dominio della classe capitalistica globale, anche attraverso la subalternità alle scelte di altri paesi che, per le ragioni più diverse, continueranno ad esserle sottomessi. La riuscita di questo compito immane obbliga tutte le forze sociali, produttive e culturali, che pongono la libertà e l'indipendenza nazionale al vertice della scala dei valori, ad agire di conserva con spirito fraterno, non già negando le contraddizioni di classe esistenti, ma accogliendo l'idea che queste, per poter essere espresse nel confronto democratico regolato dalla Costituzione, devono essere subordinate alla lotta per la riconquista della libertà e dell'indipendenza.

Adriano Olivetti
Ecco dunque che la scelta del nome, P101, richiamandosi a una vicenda esemplare di risoluzione armoniosa e progressiva del conflitto di classe, indica la via da seguire. Adriano Olivetti, l'"imprenditore rosso" come era chiamato, seppe comprendere che il ruolo sociale della fabbrica non solo non è un ostacolo al giusto profitto del lavoro dell'imprenditore, ma ne è l'alimento che riesce a mobilitare le forze dell'ingegno altrimenti dormienti nel mondo del lavoro. Una scelta difficile e coraggiosa perché implica, da parte degli imprenditori, la rinuncia alla costituzione di posizioni di rendita che ne garantiscano la posizione di privilegio svincolandola dall'utilità sociale del proprio lavoro, e proprio per questa ragione invisa ai settori più retrivi della sua stessa classe sociale che, infatti, gli mosse guerra, anche con il supporto di interessi esteri spiazzati, e lasciati indietro, dagli straordinari successi ben presto ottenuti.

Perotto (seduto a sinistra), con il team della P101
(eccetto Giuliano Gaiti):
Giovanni De Sandre (a dx), Gastone Garziera (dietro, a sx),
Giancarlo Toppi (dietro, a dx)
Validissimo collaboratore di Adriano Olivetti fu l'ingegnere Pier Giorgio Perotto, un figlio della piccola borghesia di provincia, assunto giovanissimo da Adriano. Quella stessa piccola borghesia che vede nello studio, e dunque in un processo di continuo miglioramento, la chiave di volta della propria riproduzione sociale. Oggi i figli di questa classe pagano, sulla loro pelle, il prezzo della resa dei padri al canto delle sirene dell'eurismo, del liberismo e del globalismo, ma conservano intatta, sol che lo vogliano, la capacità di mobilitarsi per arrestare la loro marginalizzazione. Ad essi deve essere spiegato che il loro alleato naturale non è il capitale finanziario, bensì il popolo lavoratore, e che solo da questa alleanza potrà sprigionarsi la forza necessaria per un cambiamento favorevole ai loro interessi di classe.

giovedì 10 dicembre 2015

Performances

Io non sono un economista ma le percentuali so calcolarle. Anzi, non serve nemmeno calcolarle, basta leggere (in basso a dx: in rosso se negative, in verde se positive) le variazioni percentuali, su Yahoo finanza. Ho cercato i grafici delle quotazioni negli ultimi cinque anni delle seguenti cinque banche:
  1. Mediolanum
  2. Intesa San Paolo
  3. Unicredit
  4. Banco popolare
  5. Monte dei Paschi di Siena
  6. Banca Carige
Ecco a voi i grafici. A seguire una tabella riassuntiva.










La tabella riassuntiva è questa:

Banca Variazione dal 13 dicembre 2010 al 7 dicembre 2015
Mediolanum +150%
Intesa San Paolo +59,9%
Unicredit +49,6%
Banco popolare -32%
Monte dei Paschi di Siena -93,1%
Banca Carige -93,5%

Ora, siccome ci dicono che il mercato dà segnali corretti, e in questo caso i segnali ci sono, il signor Rossi dovrebbe tenerne conto. Poi, magari, la capacità del mercato di fornire segnali corretti è stata alterata. Ma, se così fosse, non sarebbe più un mercato, bensì una roulette.

Oggi è il 10 dicembre, dunque ci sono solo tre settimane per informarsi un po' meglio e spostare i propri soldini dove meglio si ritiene. Dal 1 gennaio 2016 sarà in vigore il bail-in, cioè una nuova regolamentazione che pone in capo agli azionisti, agli obbligazionisti e finanche ai correntisti l'eventuale default di una banca. Vi consiglio, qualora decidiate di cambiare banca (o al limite di mettere i soldini sotto il materasso) di trattare a muso duro con gli impiegati agli sportelli. Nessuno di loro è un vostro amico.

Un dubbio

E se lo scadimento delle capacità cognitive degli studenti, che noi docenti constatiamo da alcuni decenni, fosse correlato con le vaccinazioni di massa?
 

lunedì 7 dicembre 2015

La cosa curiosa...

 Leggete, piddioti:

Crisi, la Finlandia è malata come la Grecia anche se ha fatto tutte le riforme

La cosa curiosa è che assai difficilmente si può dire che “la Finlandia non ha fatto le riforme”: Ambrose Evans-Pritchard ha fatto notare sul Telegraph che “la Finlandia è la prima dell’Ue nell’indice di competitività globale del World Economic Forum. È prima in tutto il mondo per le scuole primarie, l’istruzione superiore e la formazione, l’innovazione, i diritti di proprietà, la tutela della proprietà intellettuale, il quadro normativo e l’affidabilità legale, le politiche anti-monopolio, i collegamenti delle università in ricerca e sviluppo, la disponibilità di tecnologie…”. Niente corruzione, niente mafia, i più alti investimenti in ricerca. 

 E allora?

Link correlato:  "Italia: il primo passo è recuperare la nostra sovranità psicologica". Vladimiro Giacché

sabato 5 dicembre 2015

A Silvio

"Silvio, rimembri ancora quel tempo della tua vita mortale, quando beltà splendea negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi, e tu, lieto e pensoso, il limitare di gioventù salivi?"

Ho tratto questa foto di Silvio dal sito Dagospia. L'articolo non l'ho nemmeno letto (vado su quel sito solo per guardare un po' di topa alla moda). Mi ha colpito. Guardate gli occhi di Silvio: cosa vedete? Io ci vedo una tristezza infinita. 

Non una tristezza "politica", ma esistenziale. Silvio è uno di noi, sconfitto dalle troje con cui ha creduto di sostituire il vero amore. Che non esiste, il vero amore dico, e lo sappiamo tutti, ma Lui, a differenza di tutti noi, ha avuto tutto, eppure il vero amore gli è sfuggito. Lo si vede dagli occhi, che non mentono.

Guardiamoli:


Si lascia baciare da una figa di plastica, ma si capisce bene che non gli frega un cazzo. Emana, da questa foto, una verità profonda: se sei ricco e potente puoi avere tutte le troje che vuoi, ma il vero amore no. 

Silvio è uno di noi. Un uomo sconfitto, ma non da Napolitano, da Scalfari, da Draghi, da Monti o da Cacciari, e nemmeno dalle femmine. No, Silvio è un uomo sconfitto perché non è stato amato da Lei.

Ma Lei chi? Se Lei lo avesse amato gli sarebbe bastato? Io dico di no. Per questo Silvio, questo gran bastardo, è uno di noi. Per questo, e solo per questo, mi sta simpatico.

E non rompete i cabasisi: non c'è niente di politico in questo.

venerdì 4 dicembre 2015

Luci d'inverno


Da filosofico.net: «Dopo aver premesso che la lettura dei Vangeli gli serviva come cura per i dolori corporali che l’affliggevano alla sera prima del sonno, il sacrestano afferma che non è bene soffermarsi troppo sulla sofferenza fisica di Gesù durante la Passione. L’uomo dichiara che, nel suo piccolo, ha sofferto quanto Gesù Cristo e, malgrado l’agonia del Messia sia stata abbastanza lunga (circa quattro ore), ben più terribile deve essere stato l’abbandono subito prima ad opera degli apostoli (colpevoli di non avere compreso il messaggio cristico) e poi del Padre, invocato con voce altissima sulla croce, in una simbolica e quanto mai evidente umana e straziante dubbiosità nei confronti del Divino. “Non sarà stato quello il momento in cui Egli soffrì di più? Per il Silenzio di Dio?”, conclude il sacrestano.»

Topologia completamente magliata
Oggi vi parlerò del tradimento, che è sicuramente un'esperienza che ognuno di noi ha vissuto. Ma non del tradimento inteso come rottura di un patto (poiché non esistono patti veri tra gli esseri umani) bensì di fraintendimenti di interpretazioni di patti: ogni patto tra N individui comporta la nascita di R=N*(N-1)/2 patti bilaterali, ognuno dei quali ha due interpretazioni, una per contraente. E' il principio che sta alla base di ogni conflittualità.

Tra N individui che sottoscrivono un patto vi sono dunque 2*R=N*(N-1) "tradimenti possibili" .

Una situazione francamente insostenibile che necessita di correzione. La soluzione è Dio (la Luce) che però è silenzioso, o un surrogato: l'ideologia (vedere la Luce).

Topologia a stella
Che si scelga Dio o l'ideologia, si arriva alla configurazione a stella: se N soggetti sono collegati attraverso un centro stella (Dio o l'ideologia), i "tradimenti possibili" sono solo N. Diciamo che è una forma di organizzazione sociale un po' più evoluta di quella completamente magliata - possibile solo nelle piccolissime comunità - ma, quando N diventa molto grande, il "centro stella" (Dio o l'ideologia) non ce la fa più. E poi è una soluzione molto poco democratica.

Ma l'uomo è una specie ingegnosa. Una soluzione, un po' più democratica, è la gerarchia. Questa ha il vantaggio di decentrare il problema della saturazione dei "centri stella" scalando la conflittualità tra più livelli. Ha funzionato per millenni, e continua, per il momento, a funzionare. Nell'esempio in figura (cluster tree), a fronte di 11 nodi, i "tradimenti possibili" diventano 4 per il centro stella di gerarchia superiore, ai quali se ne sommano altri 7 a livello inferiore, per un totale di 11. Il numero dei "tradimenti possibili" resta invariato rispetto a una configurazione a stella, ma questi sono mediati attraverso l'intervento dei nodi di livello subordinato. Siamo nell'era del cosiddetto pluralismo, che è una parola che piace tanto ma tende a far dimenticare il fatto, ovvio, che esiste un "centro stella dei centri stella". Quelli che se ne ricordano vengono tacciati di complottismo.

Ovviamente la soluzione cluster tree implica l'esistenza e coesistenza di molte ideologie, ma anche un problemino di non poco conto: il "centro stella dei centri stella", pur essendo il "centro dei centri", al crescere delle dimensioni e dei livelli gerarchici della rete vede ridursi la sua capacità di intervento diretto sui nodi sottostanti, man mano che il numero dei livelli gerarchici aumenta. Insomma siamo in questa situazione:


Ma l'uomo è un animale ingegnoso, soprattutto colà dove si puote ciò che si vuole. Grazie ai progressi della tecnologia la nuova soluzione è a portata di mano, e si chiama BUS+IPv6.

BUS+IPv6

Ma dov'è il "centro stella dei centri stella"? Non c'è! Al suo posto c'è il BUS, i cui nodi sono tutti perfettamente identificabili grazie al nuovo protocollo IPv6 (circa 3,4 × 1038 indirizzi), e le relazioni tra i nodi, sebbene concettualmente simili a quelle della topologia completamente magliata, sono mediate da un'infrastruttura opaca: la rete.  I "possibili tradimenti" tornano ad essere 2*R=N*(N-1), ma il vantaggio, per chi controlla il BUS, è che non c'è più bisogno né di Dio né delle ideologie. Inoltre chi controlla il BUS è invisibile.


Questa evoluzione è in corso, ma non è ancora lo stato esistente delle cose. Opporsi ad essa significa schierarsi dalla parte di un modello gerarchico, un'espressione che siamo stati abituati a detestare. La "gerarchia" è un concetto che l'uomo occidentale vive con sospetto, perché così è stato condizionato a interpretarla, eppure l'alternativa, oggi, rischia di essere ben peggiore. Il modello gerarchico cluster tree può non essere il paradiso in terra, ma prima di accettare la melassa BUS+IPv6 è bene riflettere. Io l'ho già fatto, e per questo sono un sovranista. Ben cosciente del fatto che la sovranità nazionale non è il Paradiso in terra, ma il "nuovo" mi sembra peggiore.

Ma cosa c'entra tutto ciò con il tradimento, in particolare quello di Dio? Vi rispondo con qualche domanda: voi potete vivere senza fidarvi di nessuno? No. E cosa fate, istintivamente, quando capite di non potervi fidare? Vi rivolgete a un'istanza superiore. Ma se questa non c'è, voi cosa siete? Siete il nulla. Anzi, siete un indirizzo IPv6 sul BUS.

Nota: scritto sotto l'effetto di una bottiglia di Fontana candida, per cui sono più le cose che ho pensato di quelle che ho scritto. I vuoti li riempia chi vuole.