domenica 21 febbraio 2016

L'età dell'elettromagnetismo

Dopo l'età della pietra, del bronzo e del ferro, da circa due secoli siamo entrati nell'età dell'elettromagnetismo. Non ho scritto "età nucleare", ma proprio età dell'elettromagnetismo.

Cerchiamo di capirci. La forza di Coulomb, quella che si esercita tra due particelle cariche, è 1039 volte più intensa della forza gravitazionale che si esercita tra di esse. Che è come dire mille miliardi di miliardi di miliardi di miliardi. Ora provate a cadere dalle scale, così capirete quel che voglio dire.

L'umanità ha convissuto con questa forza per millenni senza prestarle attenzione sebbene ne facesse regolarmente uso, ad esempio ogni volta che accendeva un fuoco per cucinare. E guarda caso il fuoco, proprio il fuoco, è sempre stato considerato una delle massime espressioni della forza della natura. Non ci siamo accorti dell'esistenza della forza elettromagnetica (come le meduse probabilmente non si accorgono dell'acqua) perché siamo fatti di elettromagnetismo. La materia che costituisce i nostri corpi, come pure la materia inanimata, è costituita in maggioranza di particelle portatrici di carica elettrica: gli elettroni e i protoni.

Abbiamo cominciato a comprendere i fenomeni elettrici alla fine del XVIII secolo. A partire da allora, grazie alla nascita dei primi politecnici sull'esempio di Napoleone Bonaparte, le cose sono andate velocemente. L'idea di mettere insieme i migliori cervelli per la ricerca tecnico-scientifico piaceva ai militari, e ben presto tornò utile anche alla nascente borghesia. Il controllo di una forza 1039 volte superiore a quella gravitazionale cominciò ad essere affinato: illuminazione elettrica, motori elettrici, telegrafo, telefono, onde radio, radar, trasmissioni via etere, sistemi di telecomunicazione, computer, e oltre a ciò continue ricadute sulle altre discipline tecnico-scientifiche. Insomma una valanga.

Nel volgere di due secoli il controllo di una forza 1039 volte superiore a quella gravitazionale ha cambiato il mondo, per sempre. E tutto lascia pensare che non sia finita qui.

Tutto questo ci piace, ma c'è un problema: chi controlla coloro che controllano la forza elettromagnetica? Nessuna innovazione tecnica, che sia poi divenuta di uso comune, è mai stata concentrata nelle mani di una minoranza come la forza elettromagnetica. Le ragioni sono evidenti. Ad esempio, se qualcuno imparava ad usare l'acqua di un fiume per un mulino, questa innovazione poteva essere facilmente copiata e replicata da chiunque. Ciò perché la catena di prodotti intermedi per realizzare un tradizionale mulino ad acqua non è particolarmente lunga. Ma prendete il vostro tablet, osservatelo, e chiedetevi: quanto è lunga la catena dei prodotti intermedi necessari per costruirlo e farlo funzionare? Ecco, quella è una misura della distanza che vi separa dal vertice del potere. Come se non bastasse, la forza elettromagnetica è rapidamente diventata il mezzo principale di produzione e distribuzione dell'informazione, con le inevitabili conseguenze che da ciò derivano in ambito culturale e politico.

Infine, quando c'erano la radio e la televisione, era evidente a tutti la struttura centralizzata di quei sistemi, che infatti sono stati pervasivamente utilizzati dai governi di tutto il mondo per creare consenso. Con l'avvento della rete questa percezione, a livello di massa, si è fortemente indebolita, e solo da poco tempo una minoranza ha cominciato a comprendere l'efficacia, e dunque il pericolo, di un sistema apparentemente decentralizzato ma, in realtà, totalmente sotto controllo e terribilmente invasivo come la moderna rete di telecomunicazioni.

Il controllo di questa forza 1039 volte superiore a quella gravitazionale permette di ottenere immediatamente, a partire dalla foto di un autovelox, l'informazione relativa al pagamento del bollo e dell'assicurazione RCA. Qualora non siate in regola, la multa non vi arriverà, nemmeno per via telematica, ma sarete informati dalla vostra banca dell'avvenuto prelievo per estinguere la sanzione. L'abolizione del contante, sostituito da un wallet, vi priverà di ogni privacy finanziaria. I vostri conti correnti potranno essere temporaneamente bloccati, volendo, anche su richiesta delle forze dell'ordine e senza l'intervento di un giudice: basterà essere identificati nel corso di una manifestazione nella quale si siano verificati incidenti tali da disturbare l'ordine pubblico. Tutto questo, e molto di più, è già oggi possibile, perché abbiamo imparato a controllare una forza 1039 volte superiore a quella gravitazionale.

Questo stato delle cose, questa mutazione dei rapporti di forza tra il singolo cittadino e i grandi apparati che controllano il flusso informativo generato dalla miriade di sensori presenti nella nostra vita, dai cellulari alle videocamere di sorveglianza, dai satelliti geostazionari alle etichette RFID, rappresenta un rischio letale per la democrazia. Ciò in base a un principio universale: non v'è diritto che, per sussistere, non debba essere difeso con la forza. Ovvero: un diritto può sussistere se e solo se è difeso da una forza tale che, per abbatterla, un aggressore debba perdere più di quanto otterrebbe eliminandolo. Ebbene, il fatto che il singolo cittadino sia completamente indifeso, in termini di "forza reale", di fronte al potere che può essere esercitato da chi controlla una forza 1039 volte superiore a quella gravitazionale, implica la perdita certa di tutto ciò che siamo abituati a considerare come "libertà personale".

Non si coltivino illusioni! Non c'è regolamentazione che tenga, non c'è rassicurazione di cui fidarsi: solo la forza può fermare la forza. Ma quale forza? Il problema sembra senza soluzione, eppure una strada forse c'è, ed è il tabù. Un tabù è un comportamento la cui esecrazione per corale convincimento sia massima, e per il quale sia prescritta una pena insopportabile per chiunque. Dunque l'appropriarsi di dati personali, la loro conservazione, per non dire il loro uso, dovranno essere considerati un crimine pari all'accoppiarsi con la propria madre (sebbene anche questo tabù oggi sia messo in discussione). Oggi, invece, ogni volta che firmiamo un pezzo di carta, con molta superficialità sottoscriviamo anche una liberatoria per l'uso dei dati personali sensibili, pena la nullità del contratto. Quando camminiamo per strada siamo seguiti dagli occhi di decine di telecamere, messe lì per la nostra sicurezza, ci dicono, ma non riflettiamo sul fatto che lo scambio tra la sicurezza e la libertà è sempre in perdita, perché la vita è rischio, e non accettarlo significa rassegnarsi ad essere schiavi.

Si giunge all'assurdo di consegnare i nostri dati all'uso di entità anonime come le grandi basi di dati, gestite da potentissimi mainframes di cui nulla sappiamo, e al contempo presentarci nelle discussioni sui forum e sulla blogosfera come anonimi! Una forma di idiozia bestiale e ripugnante, perché solo così può essere definito il comportamento di chi non si fida dei suoi simili ma si consegna, mani e piedi, all'occhiuto controllo dei sistemi di analisi del flusso dei nostri messaggi, tra i quali si scava alla ricerca di parole chiave che allertano software già in grado di eseguire, in automatico, perfino l'analisi semantica dei nostri dialoghi, sia scritti che audio! Instupidite e sottomesse, le persone alzano barriere tra di loro, mentre si consegnano in massa ai potenti che controllano una forza 1039 volte superiore a quella gravitazionale.

Il tabù in difesa della privacy, dunque, non potrà che essere basato su una doppia regola: massima trasparenza nelle relazioni interpersonali, cioè a nessuno deve poter essere consentito l'anonimato quando entra in relazione con un altro essere umano (come di norma accade nella vita reale, giacché non si ordina un caffè al bar con un cappuccio sul viso) e massima possibilità di anonimato quando il singolo deve difendersi da intromissioni non desiderate, sia di altri singoli individui che di organizzazioni private o pubbliche (nessuno deve poter entrare in casa mia, se io non voglio).

A chi obietta che, così facendo, gli evasori saranno contenti e molti criminali potranno farla franca, mi sento di rivolgere l'ingiuriosa domanda del Sergente Dan Daly ai suoi soldati: «Come on, you sons of bitches; do you want to live forever?»

E' tragicomico che ci si batta in difesa del diritto a indossare il burka mentre non si fa nulla per impedire al fisco di ficcare il naso nei nostri affari, o per evitare che la nostra banca sia autorizzata ad avere traccia di ogni più remoto ritardo nel pagamento di una bolletta dell'acqua! Prima si prende coscienza di quel che significa vivere nell'età dell'elettromagnetismo, e prima potremo agire in difesa della nostra libertà.

11 commenti:

  1. Solo un'obiezione. Non è possibile confrontare due forze di differente natura. Infatti, per quantificare l'attrazione gravitazionale, devi definire le masse coinvolte, ed allo stesso modo per quantificare l'attrazione elettromagnetica, devi definire le cariche coinvolte. Ora, tra massa e carica di un dato corpo non esiste alcuna relazione univoca, ergo il confronto è impossibile (come cacchio avrai fatto a ricavarti quel 10 alla 39 rimane un mistero...).

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    1. Non sono d'accordo con l'obiezione. Non si potrebbe fare fisica senza confrontare gli effetti provenienti da cause diverse. Nel caso specifico, se si prendono due elettroni e si misurano le forze di natura elettrica e gravitazionale (essendo note sia le masse che le cariche) si ottiene il risultato che ho riportato. Il confronto, in questo caso, è facilitato dal fatto che entrambe le forze decadono in ragione inversa del quadrato della distanza.

      Quanto detto per la forza di Coulomb, inerente al campo elettrico statico, resta valido anche per quella magnetica (in questo caso non ho un numeretto da riportare). E' evidente che, se si accelera un elettrone, la perturbazione magnetica che ne deriva è molto più intensa della corrispondente perturbazione gravitazionale.

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    2. Allora, ciò è valido solo ed esclusivamente per l'elettrone: mi pare una precisazione necessaria.

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    3. Vale per qualsiasi massa dotata di carica che venga sottoposta ad accelerazione. Si misurano le perturbazioni magnetica e gravitazionale e si fa la divisione.

      Senti, perché non provi a costruire un'antenna accelerando una massa e a rilevare il segnale a migliaia di km di distanza, misurando l'effetto NON per via derivata, cioè usando una tecnica basata su fenomeni elettromagnetici come è stato fatto, ma rilevando la perturbazione del moto di un'altra massa? Se ci riesci ti danno il Nobel.

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    4. Troppo tardi, il relativo Nobel è già stato prenotato, ma son dovute scomparire tre masse solari.

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    5. Fiorenzo, se mi rileggi, potrai facilmente verificare che la mia critica non riguardava l'affermare in sè che le forze elettromagnetiche siano o no più intense di quelle gravitazionali, ma il tuo pretendere di quantificarle.
      Se ad esempio consideri al posto dell'elettrone, un'altra particella elementare,m il protone che ha la stessa carica seppure di segno opposto dell'elettrone, ma una massa di circa 1840 volte quello dell'elettrone, troverai un rapporto a circa il 10 alla 36, prnsa al catione U238+ !

      Dopodichè, mi fermo qui, pensavo che gradissi che ti facessi rivelare l'errore, mi scuso per averti contraddetto, cosa che evidentemnte non tolleri.

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    6. Caro Vincenzo, devi sapere che il mio blog è seguito da parecchi miei colleghi e studenti. A questi ultimi spiego, ogni anno, la circostanza per cui l'intensità della forza elettromagnetica è molto maggiore di quella gravitazionale. Ciò al fine di render loro conto delle "maravigliose" applicazioni che sono derivate dall'essere riusciti a controllarla.

      Spero che tu capisca, quindi, perché sono stato costretto a puntualizzare: né io né te siamo anonimi, e questo implica qualche prezzo.

      Quanto al valore del rapporto (10 alla 36 o alla 39) questo dipende da come si esegue il calcolo. Se si valuta la forza di Coulomb tra due cariche di segno uguale (due elettroni o due protoni) allora l'esponente giusto è 36; se invece si scelgono cariche di segno opposto l'esponente giusto è 39. Questo deriva dal fatto, che hai ricordato, che la massa dell'elettrone è 1/1836 di quella del protone, cioè 3 ordini di grandezza inferiore.

      Ovviamente, poiché lo scopo della mia "narrazione didattica" è quello di far comprendere bene ai pargoli la ragione di fondo per cui con un'antennina si riesca a comunicare a km di distanza, la mia scelta cade sull'uso dell'esponente 39. Certo, cambia poco ai fini pratici, ma l'effetto psicologico è maggiore. Ti assicuro che è molto forte e che, ad esempio, ascoltano con più attenzione il consiglio di non avvicinare troppo, e troppo a lungo, il cellulare all'orecchio.

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  2. Per avere una idea plastica di quanto immane sia il potere del privato che controlla forze superiori di dieci alla trentanovesima volte rispetto alla forza di gravità sarebbe utile trovarsi in un ufficio pubblico nel momento in cui, per qualunque ragione, cessino di funzionare gli apparati informatici di cui l'ufficio si serve per svolgere le proprie attività correnti. Tutto si paralizza fino a quando le apparecchiature non tornino in funzione.

    Le attività che fino a qualche anno fa potevano essere svolte fisicamente diventano ipossibili una volta che sia stato scelto di "dematerializzare" non solo il prodotto di esse (si pensi alla redazione degli atti pubblici informatici prevista dal codice dell'amministrazione digitale) ma anche i supporti contenenti i dati e le informazioni "di base" senza i quali non potrebbero svolgersi (es. registri e archivi).

    L'apparato pubblico nel suo complesso, compresi quelli preposti alla tutela degli interessi primari della collettività (forze di polizia e strutture di pubblico soccorso), può essere messo K.O. in un batter di ciglio da colui che gestisce e controlla con logiche puramente commerciali le infrastrutture e le risorse necessarie al funzionamento del sistema.

    Anche su questo versante si è consumato il tradimento della Costituzione Repubblicana (art. 43), sebbene affidare ad un soggetto pubblico la gestione delle suddette infrastrutture potrebbe risolvere solo in parte il problema, non potendo esso controllare tutte le tipologie di risorse che concorrno al funzionamento del sistema.

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  3. Interessante. Aggiungo che anche in quest ottica può essere vista la progressiva perdita di sovranità cui il nostro paese è andato incontro in concomitanza col suo disimpegno pubblico dai settori ad alta tecnologia

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  4. Domanda provocatoria: tu da che parte stai? Apple o FBI?

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    1. Non so perché tu ritenga che questo thread sia il posto giusto per questa domanda (avresti potuto chiedermelo su FB, o per email, o per telefono) ma transeat. Quel che penso è che tu debba leggerti questo articolo di Maurizio Blondet.

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