sabato 16 aprile 2016

Fulvio Abbate, “La nuova destra italiana si chiama Movimento 5 Stelle” - Il Dubbio, 16 aprile 2016


di Fulvio Abbate

La destra italiana, comprensiva del proprio humus profondo, dopo aver lungamente cercato di uscire dalle secche del post-fascismo missino in modo moderno e possibilmente spigliato, ha trovato finalmente la sua macchina, meglio, il suo camper parlamentare maggioritario. Si tratta, almeno ai nostri occhi, del Movimento 5 stelle, un contenitore in grado di raccogliere ogni genere di pulsioni, ossia consensi ad amplissimo spettro. Ora slogan-banner autoritari ora all’apparenza libertari, ora gagliardamente populisti, l’essenza stessa della destra plebiscitaria. Non si tratta di un miracolo politico da poco, poiché, se i dati non mentono, il M5S, Grillo o non Grillo, Casaleggio o Casaleggio Jr., mostra al momento d’avere il maestrale in poppa, veleggia come forza palingenetica perfino nei migliori Bar “Sport” e perfino “del Tennis”. Il M5S piace ai semplici perché semplifica, piace agli incolti incazzati perché dà la sensazione del dono di mille metaforiche fucilazioni imminenti, piace perché sa dare sia al nostalgico del “Duce-tu-sei-la-luce” sia all’ex autonomo operaio la sensazione di un’imminente resa dei conti, di una piazzale Loreto rovesciata. Quanto all’affermazione secondo cui “la destra e la sinistra sono concetti vecchi, superati”, non c’è parola d’ordine più evidentemente di destra di quest’ultima, così per il suo bisogno semplificatorio, autoassolutorio, pronta a salvare le masse piccolo borghesi della nazione, le stesse che hanno sempre fatto affidamento sulla propria appartenenza alla “zona grigia”, lo diciamo al di là d’ogni retorica della difesa dei valori cerimoniali dell’antifascismo.
Con il M5S siamo infatti oltre, siamo al fideismo rispetto all’Animatore Generale Beppe Grillo e all’accettazione dagli Adepti del controllo pervasivo da parte della società che cura il Blog, sorta di Hal 9000, rammentate il perturbante cervello elettronico di “2001 odissea nello spazio”?
Questo genere di nuova destra venata di coloriture da gazebo rosso-bruno, sì, quasi una riproposizione del nazi-maoismo in formato easy e spettacolare, senza cioè bisogno di prenotazione ideologica obbligatoria, ha nella rete il suo bacillario culturale e antropologico più significativo, ciò che altrove, perfino nell’uomo berlusconiano più arrabbiato, era anticomunismo da circolo nautico, signore al corteo sui sanpietrini con tacco 12, amore per il capo dal maglione annodato sulle spalle come a Portofino, insomma, un clima da diportisti nautici dall’invidiabile 730, diventa adesso una sorta di massa che, sempre in nome della semplificazione, avanza con le sue minacce di far tabula rasa del vecchio mondo in nome dell’onestà, categoria assai volatile, talvolta perfino ambigua.
In questa costruzione del consenso plebiscitario pop, si può anche scegliere di dare soddisfazione al popolo che non vuol sentir parlare di mafia, ed è ciò che accadeva anni fa con Beppe Grillo nella piazza di Alcamo, quando questi, rivolto alla folla, così disse: “No, non la voglio neppure pronunciare quella brutta parola a cui vi associano ingiustamente!” Ne seguì un boato di vero amore, il boato che racchiudeva certa subcultura del Sud.
Ora non prenderete che affronti qui tutti i punti della questione, no? A semplificazione si risponde con la medesima moneta, magari solo accettando di elencare velocemente gli oggetti che dimorano sull’Altare della Patria grillina: “… onestà, onestà”, me l’hai già detto, poi quel video di Casaleggio, “Gaia” che baratta secoli di filosofia per un numero di “Urania” o del “Giornale dei misteri”, e ancora le scie chimiche, il microchip sottopelle, gli scontrini che sembrano sostituire ogni altra icona nel cartiglio dello stemma repubblicano. E adesso, apoditticamente, semplifico ancora di più correndo verso le conclusioni.
 Ecco, questa nuova destra, su camper guidato da un fido cognato, è destinata a dilagare, essa custodisce, fra molto altro, il consenso della parte più avvilita dallo stato delle cose materiali, ma anche l’elemento di esaltazione e fanatismo, non vorrei adesso sembrare eccessivo, ma molti soggetti assai dimenticabili della mia gioventù, insopportabili, ora ottusi comunisti o non meno ottusi e pietosi fascisti, li ho ritrovati tutti lì, sembra quasi che il M5S abbia dato loro una nuova giovinezza, una nuova primavera di bellezza, un rinato sol dell’avvenir, ballando sotto una immancabile pioggia di banner di dubbio gusto.  Dimenticavo, tra le loro armi sempre a portata di mano c’è anche una cieca incapacità di mettere in discussione i propri assunti, come neppure Belfagor, quest’ultimo anzi al loro confronto diventa Cartesio, l’inventore del dubbio metodico.
Mi dirai: mica sono tutti così. E’ vero, infatti chi fuoriesce dal M5S si narra come dopo un rapimento alieno. Come nel migliore stalinismo, l’opacità dei metodi non si discute, Casaleggio o chi gli succederà era e resterà un dogma, e questo perché un partito “proprietario”, come lo era già Forza Italia di Berlusconi, qual è il M5S, non può permettersi deroghe al principio del Capo. E la democrazia della rete? Guardo Di Maio e subito penso: piccoli Andreotti crescono. Sarà sicuramente un caso, ma sia Di Maio sia Di Battista hanno nel DNA familiare la fiamma tricolore.
Parafrasando qualcuno potremmo domandarci se “vinceranno, ma non convinceranno”. Sì, che convinceranno perché la semplificazione è sempre stata cara ai paesi senza memoria, prossimi all’analfabetismo civile. Laicità? Neppure a parlarne.

A(cci)ddendum:

   

2 commenti:

  1. Quando si prende sul serio l'istrione, il risultato è immancabilmente questo. L'animale da palcoscenico non sa gestire le coseguenze provocate oltre la ribalta dalle sue performances (il protagonista della pluripremiata pellicola ungherese "Mephisto", un attore che il terzo raich utilizzava per i propri scopi propagandistici, nell'ultima scena realizza di essere caduto in gioco che non riusce più a dominare e, rivolgendosi spaventato ai nazisti, pronuncia la seguente frase: "Cosa volete da me? Io sono solo un attore!").

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