giovedì 9 marzo 2017

Matrix: sovranità nazionale, democrazia e software

La notizia che la CIA fa largo uso di software per hackerare computers, tablets, cellulari, perfino televisori di ultima generazione, è uno di quegli eventi che gli addetti ai lavori sapevano già e la cui conoscenza a livello di massa era solo questione di tempo. Non è insomma una novità. Il vostro umile cronista, se volesse, potrebbe realizzare uno di questi malware e distribuirlo, con qualche trucco, tra i suoi conoscenti.

Togliamoci subito dalla testa un'idea sbagliata: non è necessaria una conoscenza particolarmente profonda del software per concepire e realizzare strumenti malware capaci di intercettare le comunicazioni, attivando microfoni e telecamere per inviare il tutto a server remoti che registrano i dati! Il problema, per porre in atto simili azioni, è uno e solo uno: come distribuirli. Cioè come infettare milioni, miliardi di dispositivi connessi alla rete.

Come si fa? Se vi chiamate Mario Rossi avete un problema. Certo, potete inventarvi una specie di catena si S. Antonio che spinga le persone a far circolare il vostro malware, ma prima o poi vi scoprono. Specialmente se, con i dati collezionati, invece di limitarvi a produrre statistiche sulle preferenze degli utenti, per poi venderle alle grandi società di marketing, vi mettete in testa di commettere reati.

E se invece foste una grande azienda come google, facebook, Apple, Samsung o altre? Bè, le cose cambiano. Innanzi tutto, per la diffusione, basta proporre un aggiornamento che contenga il vostro malware. Magari allo stato dormiente, da attivare se e quando faccia comodo.

Guardate, ve lo ripeto: niente di stratosferico dal punto di vista della tecnologia software, anzi! Direi, piuttosto, l'abc della tecnologia. Non mi credete? Francamente me ne infischio, è così!

Possiamo dunque dare per scontato che le grandi aziende che, da anni, ci riforniscono dei nostri giocattoli preferiti, da  tempo abbiano installato anche del malware nei sistemi operativi che fiduciosamente usiamo. Non solo, lo aggiornano pure! Avete fatto caso che molti aggiornamenti del software dei nostri dispositivi sono, di fatto, imperativi?

A costo di ripetermi:

il problema non è ASSOLUTAMENTE la complessità del codice del malware!
il problema non è ASSOLUTAMENTE la complessità del codice del malware!
il problema non è ASSOLUTAMENTE la complessità del codice del malware!
il problema non è ASSOLUTAMENTE la complessità del codice del malware!
il problema non è ASSOLUTAMENTE la complessità del codice del malware!
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Il che significa un fatto ben preciso: le grandi aziende come google, facebook, samsung, microsoft et-cetera, non hanno un vantaggio tecnologico incolmabile, bensì una posizione dominante di mercato. Sapevatelo, perché non ve lo ripeto più. Il software non è come tante altre tecnologie, che si nutrono di segretezza. Non c'è nulla di segreto nel software, esso è puro pensiero algoritmico, trasparente per definizione. Perfino (nota per gli addetti ai lavori) quando è codice oggetto. Sto esponendo delle banalità (per gli addetti ai lavori) e contemporaneamente concetti esoterici per la massa incolta di pigiatori di tasti sui social. E tutto questo ve lo dice un poraccio di professore di informatica che abita a Castro dei Volsci, mica il grande Mark Zuckerberg! Ma è vero perché è la verità. Punto.

In definitiva: chiunque può scrivere del codice malware in grado di spiare, ma solo le grandi organizzazioni, private e/o di Stato, possono distribuirlo con facilità. Anzi, possono farlo in forma legale e imperativa, con il meccanismo degli aggiornamenti. Il che ci pone davanti a un problema politico nuovo e di enormi dimensioni, ammesso e non concesso che in politica ci sia qualcosa di nuovo dai tempi dell'australopiteco.


Da quanto detto discende, per ovvia deduzione, che l'informatica, in uno Stato sovrano, deve essere  nazionalizzata e sottoposta al controllo democratico. In uno Stato democratico sovrano l'informatica, soprattutto i sistemi operativi, deve essere un'industria pubblica. Quindi i sovranisti devono opporsi non solo alla libera circolazione dei capitali, delle merci, dei servizi e della forza lavoro, ma anche alla libera circolazione del software

Alle quattro fattispecie che definiscono tradizionalmente l'espressione "fattori produttivi" (capitali, merci, servizi, lavoro) occorre dunque aggiungerne una quinta: la libera circolazione del software. Che NON è assimilabile alla libera circolazione della conoscenza (l'ho già detto: il problema non è realizzare il malware, ma distribuirlo) bensì all'imposizione, da parte di chi è più forte, di un'asimmetria informativa basata sul potere di gestire e controllare i flussi di conoscenza. Dal quale deriva un eccesso di potere che è letale per la democrazia, cioè per il principio di uguaglianza tra i cittadini.

1 commento:

  1. Guarda, su queste cose ne so veramente poco e quindi mi taccio, ma se la faccenda sta in questi termini allora credo che non possa e non debba essere un settore privato o un insieme di privati a detenerne il monopolio.

    (ma è una cosa tipo la moneta che se ne detieni il possesso fai cosa più ti aggrada?)

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