lunedì 6 novembre 2017

Il programma del partito che non c'è


Vi espongo a somme linee quello che dovrebbe essere, a mio parere, il programma del partito che non c'è.

  • Ritorno alla lettera e allo spirito della Costituzione del 1948
  • Perseguire la piena occupazione
  • Ripristinare integralmente lo Statuto dei lavoratori
  • Ritorno al bicameralismo perfetto
  • Ritorno al sistema proporzionale puro
  • Uscita dalla NATO
  • Uscita dall'Unione Europea
  • Riconquista della sovranità monetaria
  • Ritorno allo status quo ante il divorzio Tesoro-Banca d'Italia
  • Ripristino dello scoperto di tesoreria
  • Rinazionalizzazione integrale di acqua, energia elettrica, trasporti ferroviari, autostrade, energia, telecomunicazioni
  • Ritorno alla programmazione economica e all'intervento diretto dello Stato nell'economia
  • Politica di controllo dell'inflazione con target tra il 4% minimo e il 6%, con possibilità di sforamento verso l'alto e divieto assoluto di sforamento verso il basso
  • Reintroduzione di vincoli alla libera circolazione di capitali, merci, servizi e implementazione di una politica dei dazi
  • Uscita dai trattati internazionali di libero commercio
  • Forti investimenti nella difesa e reintroduzione della leva obbligatoria
  • Ricostituzione di un sistema bancario pubblico
  • Repressione di tutte le attività speculative sui capitali
  • Forti investimenti nella pubblica istruzione
  • Imposizione di tetti massimi alle retribuzioni nel pubblico impiego
  • Limitare e tassare la pubblicità
  • Incentivare la libertà di stampa su qualsiasi mezzo, limitando al contempo le grandi concentrazioni
  • Favorire la partecipazione al processo elettorale tramite la concessione di spazi di comunicazione controllati dallo Stato, e limitare la propaganda politica sui mezzi di comunicazione privati
  • Forti investimenti a carico dello Stato per la cura e lo sviluppo delle infrastrutture
  • Ritorno a un sistema pensionistico puramente retributivo
  • Ripristinare il diritto di sciopero e abolizione di tutte le riforme che limitano la libertà di associazione sindacale
  • Tutelare il risparmio finanziario privato e garantire la sua conservazione tramite l'offerta di titoli di stato con rendimenti calcolati ex-post pari al tasso di inflazione reale
  • Tutelare il potere di acquisto di salari e pensioni attraverso il meccanismo della scala mobile
  • Tutelare l'investimento dei cittadini nell'istruzione attraverso l'assunzione dei meritevoli nei ranghi statali, nonché la difesa delle libere professioni con il meccanismo delle tariffe obbligatorie
  • Combattere i monopoli e, in generale, tutte le concentrazioni di potere e ricchezza che possano ergersi al di sopra dello Stato
  • Limitare l'immigrazione economica
  • ...altro che ora non mi viene in mente
Che dite, è un programma rivoluzionario? NO! Questo è un programma di restaurazione! Restaurazione costituzionale. Può non piacere a tutti, ma questo è un bene. Perché mai un programma politico dovrebbe piacere a tutti? Piace a chi ne è favorito, in questo caso il lavoro, e non piace a chi ne è danneggiato, ovviamente il grande capitale privato, soprattutto quello finanziario.

Io sono certo che, se una lista elettorale si presentasse alle prossime elezioni con un programma simile, essa verrebbe premiata da una parte cospicua degli elettori. Perché dunque nessuno lo presenta? Ecco, questa è una domanda da un milione di euro, oppure, se preferite, da un fantastiliardo di nuove lire, come direbbero i lerci liberisti. Già, un fantastiliardo di nuove lire... ma a voi che importa se il vostro stipendio è di mille euro o di mille fantastiliardi di nuove lire, se poi con mille euro fate la fame e con mille fantastiliardi di nuove lire vivete bene e senza pensieri per l'oggi e il domani? Temete di dover fare la spesa con la carriola, nell'era del click del mouse?

Certo, qualche prezzo da pagare c'è anche per noi lavoratori. Vi faccio un breve elenco.
  • Quando andate all'estero non potrete cambiare più di un fantastiliardo di nuove lire al mese
Tutto qua? No, ehm, veramente c'è un altro limite. Non so come dirvelo... sono imbarazzato...

Vabbè, ve lo dico: vi dovrete togliere dalla capa l'idea di diventare ricchissimi, sapete, quella storiella che uno su mille ce la fa. Insomma, dovrete accontentarvi di campare bene nella nostra bella italia. Oltre a tenere ben lucidate, e pronte all'uso, le armi che, in qualità di soldati dell'esercito popolare italiano, vi saranno date in dotazione. Non ve l'ha mai detto, la mamma, che quando un popolo diventa ricco gli si fanno intorno i lupi? Ecco, appunto.

6 commenti:

  1. Ciao Fiorenzo concordo su tutto il programma politico del partito che non c’è. Se mi consenti però vorrei soffermarmi un attimo sul diritto al lavoro e alla sua smitizzazione, per questo prendo a prestito le parole di Cesaratto: “ La piena occupazione, nel capitalismo come nel socialismo porta al rifiuto del lavoro. La maggior parte delle occupazioni sono alienanti (se non peggio)
    Purtroppo la maggior parte dei lavori sono alienanti, frustranti e distruggono la personalità e la dignità umana, altro che valorizzarla, sono pericolosi e dannosi sia per la salute fisica che psichica, purtroppo però qualcuno ,per non dire la maggioranza, questi lavori li deve fare. Già dalla prima elementare inizia la gara per accaparrarsi i posti di lavoro migliori e lasciare agli altri i posti peggiori. E’ una gara truccata, perché indipendentemente dalle doti che madre natura ti ha dotato, molto dipende dalla classe sociale che appartieni, dal contesto familiare in cui cresci. La mobilità sociale ha sempre funzionato in maniera unidirezionale: si è visto il figlio del povero fare una brillante carriera, ma non si è mai visto il figlio di una famiglia ricca o medio borghese fermarsi alla terza media, perché poco dotato d’intelligenza, e andare a svolgere un qualche umile lavoro per il resto della sua vita.
    Questo è il primo punto su cui occorrerebbe riflettere un attimo, se dipendesse da me oltre al servizio di leva obbligatorio, imporrei per legge che tutti nella propria vita lavorativa, abbiano l’obbligo di svolgere, per alcuni anni, i lavori più umili, mentre per quelli che sono costretti a farlo per tutta una vita, lo Stato dovrebbe intervenire a loro favore in varie forme. Insomma tradotto in parole povere, uno non può fare il bidello o usciere tutta una vita perché ha avuto la raccomandazione del politico e un altro si fa la sua vita lavorativa in fonderia , in acciaieria, in fornace o a fare il muratore per indicarne alcuni. Cercherei una certa interscambiabilità fra settore pubblico e settore privato proprio per perseguire un minimo di giustizia sociale. Posso farti un esempio familiare, io e mia moglie quando ci siamo conosciuti eravamo entrambi diplomati alla sera ( lavoratori/studenti), lei per una raccomandazione occupata nel pubblico impiego e dopo vari concorsi arrivò alla qualifica di laureata, il sottoscritto in officina con la tuta sporca di grasso, le mani callose, stipendi diversi, rischi diversi, orari diversi, flessibilità diverse per le ferie, tutto a suo vantaggio, lei andava al lavoro contenta perché si era realizzata, mentre il sottoscritto andava a lavorare maledicendo il mondo e chi l’aveva fatto.
    Secondo punto: la piena occupazione porta all’ingovernabilità dei luoghi di lavoro e anche questo non è un problema da poco. Quando il licenziamento perde i suo potere ricattatorio è difficile governare un luogo di lavoro. Secondo me l’unica idea che mi viene è l’istituzione di una serie d’incentivi sia per i lavoratori nel privato che nel pubblico. Per i lavoratori del settore privato li farei partecipare agli utili d’impresa, mentre per i lavoratori del settore pubblico legherei gli incentivi alla migliore qualità dei servizi erogati. Esempio, nella mia vita lavorativa sono anche stato titolare di una agenzia di pratiche automobilistiche. Il PRA di Padova espletava un passaggio di proprietà in 3/4 giorni, il PRA di Vicenza in due mesi, il PRA di Caltanissetta due anni.

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    1. Caro Mauro, la Costituzione del 1948 è pluriclasse, id est i soggetti di cui si occupa non sono i singoli individui, ma le classi sociali, due in particolare: lavoro e capitale. Essa delimita il campo del conflitto imponendo un quadro che risulta, è necessario riconoscerlo, sbilanciato a favore del lavoro, e ciò in quanto all'epoca l'equilibrio politico era sbilanciato in tal senso. Cosa buona, giusta e inevitabile, perché non esiste un equilibrio tra capitale e lavoro, così come non esiste il mitico equilibrio tra domanda e offerta. Oggi le cose sono cambiate, e si vede.

      Come ogni Costituzione, quella del 1948 fotografa uno stato di fatto che fu possibile imporre anche, probabilmente, per una sorta di distrazione degli occupanti anglosassoni i quali, in ben altre faccende affaccendati, ne sottovalutarono l'importanza. Tuttavia, così come non è possibile segare una tavola usando un martello, allo stesso modo non si può usare la Costituzione per regolare gli equilibri all'interno di una delle classi sociali il cui conflitto, questo sì, è regolato da essa.

      Affinché una costituzione possa occuparsi dei destini individuali, come è il caso di quella americana ad esempio, occorre che sia soddisfatta una delle seguenti condizioni:

      1) esiste una sola classe sociale (tutti capitalisti o tutti lavoratori)
      2) si assume che "la società non esiste", come sosteneva la Tatcher, ed esistono solo gli individui

      Non è compito della Costituzione occuparsi dei problemi indicati da Cesaratto, per questi ci sono le leggi ordinarie. Si tratta, a ben vedere, di conflitti intersettoriali interni a una delle due grandi classi (il Lavoro) ma analoghi, sebbene diversi, ne esistono anche all'interno della classe del Capitale. La loro soluzione dipende dalla maestria alchemica delle rispettive classi dirigenti, e in ultima analisi dal livello di civiltà del paese nel suo insieme.

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  2. Fiorenzo, condivido tutto a parte i "forti investimenti nella difesa".
    Se facciamo rientrare tutti i militari in giro per il mondo, avremo già un bel surplus.
    Non dici nulla sulla RAI: personalmente abolirei il Canone e la Pubblicità, prelevando le risorse necessarie dalla fiscalità generale (in tal modo la gente smetterebbe di pensare che le TV di Berlusconi sono gratis). Inoltre il Presidente della Rai e tutto il Cda dovrà essere nominato dal Parlamento e come dovere Istituzionale dovrà avere quello di innalzare l'intelligenza e la cultura del Popolo. Inoltre porterei le partite del Campionato di Calcio tutte alla domenica pomeriggio, al medesimo orario. La domenica tutti i Centri Commerciali dovrebbero, secondo me, essere chiusi. Salvatore g.

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    1. D'accordo con te sulla RAI. Per quel che riguarda la difesa, non penso che i risparmi ottenuti dal rientro dalle cosiddette missioni all'estero siano sufficienti a finanziare le esigenze di difesa di cui avremmo bisogno il giorno in cui ci sganciassimo dalla sudditanza agli USA e all'UE. Devi tener conto dello scenario regionale nel quale ci muoviamo, nel quale ci sono paesi a noi vicini potenzialmente ostili. Penso in particolare a Francia, Germania, la stessa UE se sopravviverà a una nostra uscita, e l'Inghilterra. Sono Stati molto forti, due dei quali già dotati di deterrenza nucleare, nei confronti dei quali si dovrà adottare una strategia riassumibile nei termini del "si me tocchi t'apro come 'na sdraio!" Per il resto: si nun ce toccheno, se famo li cazzi nostri!.

      Ovviamente dovrà essere sviluppata una filiera industriale al servizio delle esigenze della difesa, rigorosamente controllata dallo Stato.

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  3. sono d'accordo in linea di principio ma sottolinerei le diversità territoriali e ambientali fra Nord e Sud.Il lavoro capillare non è filosofico in senso generale nella sua applicazione ma specifco e diretto a correggere perversioni politiche virtuali e arroganti per protagonismo senza proposte che il neo liberismo vorace infonde continuamente sui singoli cittadini e non sulla società già malata
    perchè globalizzata da anni.Il medico cura prima il paziente e poi un ospedale fatiscente da ristrutturare....Lo scandalo mafioso siciliano che porta la Destra con gli impresentabili di Musumeci ...ne vogliamo discutere!!!!!...il 52% di astenzionisti....ne vogliamo discutere?...Questo è il serbatoio dove incidere perchè il popolo sovrano ha abbandonato l'istituzione....non ci crede sia da destra che da centro che da sinistra...Sicilia docet...Musumeci vince in sole 3 città Catania, la scandalosa Messina e Palermo con 100.000 voti di differenza dalla protesta del M5s e su 4.400.000 siciliani aventi diritto solo il 46,7 % ha votato e Musumeci è stato eletto con 800.000 voti.....ed il resto? Sarà tipico della Sicilia o l'astenzionismo è e sarà una piaga nazionale alle prossime elezioni che non sono un referendum? Il popolo sovrano non ha riferimenti ....è ancora in balia di ricette diverse ed incomprensibili nel modello politico da proporre..L'ho detto a Chianciano...Non ci parliamo addosso ...è tempo perso........

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    1. Antonio, il neoliberismo è un male, ma non è il solo male. Dare la colpa di ogni male al neoliberismo è sbagliato, perché ci sono mali che ad esso preesistono e gli sopravviveranno quando sarà stato superato.

      Il male è presente anche in chi si oppone al neoliberismo. Sia oggi, che la "vittoria" appare ancora lontana, sia quando sembrerà più vicina. In politica il male è l'inganno, è la slealtà tra alleati. Pochi ne sono immuni. Riconoscersi, stringere veri legami, ricominciare da capo per lasciare, a chi verrà dopo di noi, non dico le fondamenta già costruite, ma almeno lo scavo dove queste possano essere erette, mi appare oggi il più ambizioso, e quasi irraggiungibile, dei traguardi.

      Un saluto.

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