domenica 21 settembre 2014

Imprenditori e operai uniti nella lotta

Non è forse vero che anche gli imprenditori, come gli operai, sono dei lavoratori? Cosa li distingue? La risposta è semplice: sono lavoratori che siedono su "postazioni" diverse. Va da sé che la "postazione" dell'imprenditore assicura un reddito, un ruolo e, in fin dei conti, un potere maggiore di quella dell'operaio o dell'impiegato.

In circostanze ordinarie le classi degli imprenditori e degli operai sono in conflitto.


Sappiamo anche che l'esito di questo conflitto è altalenante, per cui si alternano fasi nelle quali il ruolo e il reddito degli imprenditori cresce più di quello degli operai, e viceversa. Qualcuno potrà obiettare che gli imprenditori vincono quasi sempre, ma qualcun altro potrà asserire l'opposto. E' sempre una questione di punti di vista.

Sia gli imprenditori che gli operai hanno però un interesse comune: assicurare l'esistenza delle rispettive "postazioni". Chi ha i mezzi e le capacità (o la fortuna) per essere imprenditore sa che non può tirare troppo la corda, e addirittura ci sono stati casi in cui alcuni imprenditori particolarmente visionari hanno concesso più di quanto gli operai potessero conquistare. Ma anche chi deve (o vuole) accontentarsi del ruolo di operaio, sa di non poter tirare troppo la corda: il posto di lavoro deve essere conservato, accettando i vincoli che assicurano la vita dell'impresa.

Tutto ciò accade in circostanze ordinarie.

Ma sono, quelle che stiamo vivendo, circostanze ordinarie?


No, quelle che stiamo vivendo non sono circostanze ordinarie. Un nuovo attore, per altro sempre presente, ha occupato la scena crescendo in modo ipertrofico: la rendita. La rendita si è data sue istituzioni, le ha rese via via più potenti e influenti fino al punto di minacciare l'esistenza delle istituzioni democratiche che sovrintendono al tradizionale conflitto di classe tra imprenditori e operai.

Ora entrambe le classi, fieramente avversarie nel corso dei secoli, hanno un nemico comune. Non è solo la "postazione" dell'operaio ad essere minacciata, ma anche quella dell'imprenditore. Con l'aggravante, per quest'ultimo, che egli ha molto di più da perdere in termini di reddito, ruolo e potere. La caduta dell'imprenditore, nel momento in cui cessa di essere tale, è doppiamente grave. Non solo egli rischia di diventare in breve tempo un operaio, ma la situazione in cui si ritroverà potrà essere addirittura peggiore, e di molto, rispetto a quella che egli ha assicurato ai suoi dipendenti quando era ancora un imprenditore.

Gli interessi degli imprenditori e degli operai stanno dunque convergendo. Sta all'intelligenza delle forze politiche, quelle emergenti e non quelle che si sono vendute agli interessi della rendita, trovare il modo di costruire un'alleanza politica tra queste due classi storicamente avversarie. Se ciò avverrà la rendita sarà sconfitta. In caso contrario, prepariamoci al medio evo prossimo venturo.

1 commento:

  1. Cercando di capire le trasformazioni del capitalismo da non studioso dell'argomento ho provato a farmi un idea ragionevole.

    Più che il possesso dei mezzi di produzione conta (i) il controllo di quella rete di vie attraverso cui il capitale si valorizza e (ii) la presenza in quella rete di parecchi imprenditori per ciascun bene o servizio. Queste due cose sono l'essenza della globalizzazione.

    Non so se è appropriato dire che questo costituisce un vero e proprio esercito di riserva (anche) degli imprenditori e li rende ricattabili. Ora hanno lo stesso problema dei proletari che mai si sarebbero aspettati di avere (e mo che famo? frase vagamente leninista). Chi gestisce la rete può dir loro: "Non vuoi produrre alle mie condizioni e lasciando nelle mie mani gran parte della ricchezza prodotta? Ed io trovo un altro, non vedi che c'è un milione di imprese come la tua in tutto il mondo disposte ad accettare le mie condizioni?". Il potere delle posizioni di rendita si basa anche su questo tipo di ricatto.

    Finora hanno creduto di non aver bisogno dello stato e che questo serve solo per assistere gli incapaci e non gli uomini del fare. Speriamo che la sveglia in arrivo convinca presto loro ed anche i proletari.

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