mercoledì 10 settembre 2014

La resilienza dell'€uro (3)

Continuo la la pubblicazione a puntate del saggio breve "La resilienza dell'€uro".

Le origini del mito dell’Europa Unita


Dresda 1945
Due guerre mondiali, decine di milioni di morti, fatti orribili che hanno segnato la storia dell’umanità: tutto questo è successo in Europa in meno di quarant’anni. All’origine dell’euro c’è questo immane dramma. Centinaia di milioni di europei hanno desiderato che tutto ciò non si ripetesse mai più e, per questa ragione, hanno prestato ascolto a quanti proponevano di por fine alle divisioni, e alle guerre, attraverso l’unione delle nazioni del vecchio continente: mai più guerre in Europa! Sono stati due italiani, Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, a dar voce per primi a questo sentimento. Confinati dal fascismo nell’isola di Ventotene, Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi scrissero un appello, cui diedero il titolo  "Per un'Europa libera e unita. Progetto d'un manifesto". Il cuore del loro ragionamento era che la causa scatenante dei due conflitti mondiali fosse da ricercarsi nel nazionalismo, e dunque, superando gli stati nazionali, le guerre, almeno quelle intra-europee, sarebbero cessate per sempre. Il passo logico successivo era che un futuro governo mondiale avrebbe raggiunto lo stesso scopo su tutta la terra. L’Europa, che era stata causa e centro delle due grandi tragedie belliche, avrebbe potuto riscattarsi dando il via a questo processo.

Il “Manifesto di Ventotene” (così è universalmente noto quel primo documento) è, in realtà, poco più di una favola, un “volemose bene”, non dissimile dall’appello che una persona di buona volontà, nel tentativo di calmare gli animi, potrebbe lanciare nel corso di un’accesa riunione condominiale. Sappiamo quanto sia scarsa l’efficacia di un “volemose bene” in un’assemblea condominiale, e tale fu l’importanza che fu data, a quel documento, da coloro che a Yalta si spartirono il mondo. Ma le favole, si sa, possono tornare utili e, quando ciò accade, diventano “miti di fondazione”.

Le circostanze opportune iniziarono a svilupparsi nel 1971, quando accadde un fatto di straordinaria importanza: il 15 agosto di quell’anno il presidente Nixon fece sapere al mondo che non sarebbe più stato possibile presentarsi ad uno sportello della FED (la banca centrale americana) per chiedere di cambiare un mazzetto di banconote di color verde con una quantità di oro equivalente al valore che esse portavano stampigliato, nel rapporto di 35 dollari per oncia. Ora, voi capite bene, negli affari quello che conta è la “fiducia”. Vi è capitato, ad esempio, che un caro amico, o un familiare, vi chiedesse di “mettere una firma” a garanzia di un prestito? Ecco, in termini ridotti all’osso si trattò di questo: gli americani dissero a tutto il mondo “noi non garantiamo più. Facite vuje”.

Forse vi state domandando: “Perché non sappiamo niente di questa cosa che tu dici essere stata così importante?”. Forse perché, nella vostra famiglia, non se ne parlò affatto! E perché? Colpa della censura? Ma no! Le persone si interessano delle cose che le riguardano da vicino, e cosa volete che importasse a un lavoratore italiano di non poter cambiare le sue lire in oro? Molto probabilmente, a vostro padre interessava molto di più sapere quanto stava un chilo di carne, o di pane, o un’automobile nuova, piuttosto che il cambio tra oro, dollaro e lira. Ma, a chi aveva molte lire, la cosa poteva interessare, eccome! Fino a quel momento, in effetti, se un riccone italiano avesse avuto timore che alle sue lirette potesse succedere qualcosa, avrebbe potuto correre in banca per cambiarle in dollari, e così stare tranquillo, garantito dallo zio Sam. Chi si preoccupò di quella decisione, dunque, non furono i lavoratori, che di lire ne vedevano poche, ma quelli che ne avevano molte: i grandi capitalisti. E, così come in Italia, anche in Francia, in Spagna, in Germania, in Olanda… ovunque ci fossero capitalisti. Una certa inquietudine cominciò a diffondersi, sebbene in misura non ancora eccessiva.

All’epoca, infatti, la principale preoccupazione era costituita dal fatto che le monete dei paesi europei potessero reciprocamente apprezzarsi o svalutarsi troppo, compromettendo così il buon funzionamento della politica agricola comunitaria. In quel tempo era ancora vivo il ricordo delle carestie alimentari di cui i paesi europei avevano sofferto dopo la seconda guerra mondiale e per tutti gli anni cinquanta, mettendoli nella condizione di dipendere dalle importazioni, soprattutto dagli Stati Uniti, per cui era stato stabilito che i prezzi dei prodotti agricoli non dovessero scendere troppo. Quando i prezzi dei prodotti agricoli scendono troppo, infatti, non è più conveniente produrli ma si preferisce importarli, con la conseguenza di perdere l’autosufficienza alimentare.

Meno di un anno dopo, nella primavera del 1972, arrivò la risposta europea: il serpentone monetario. Era un accordo di cambio, con il quale gli stati della Comunità economica europea (Germania Occidentale, Francia, Italia e Benelux) si impegnavano a mantenere entro un intervallo molto limitato i valori reciproci delle loro monete, e tutti insieme a non discostarsi troppo dal valore del dollaro. Questa politica era accompagnata da dazi doganali per i prodotti agricoli importati da paesi extraeuropei (al tempo provenienti in gran parte dagli Stati Uniti) e sovvenzionava le eccedenze vendendole sotto costo ai paesi del terzo mondo, o, al limite, distruggendole. Erano gli anni, molti di voi lo ricorderanno, in cui venivamo a sapere, con grande scandalo, che in Sicilia si schiacciavano le arance sotto i cingoli dei trattori, per evitare che il loro prezzo scendesse troppo.

Perché non li regaliamo ai bambini africani?”, si chiedevano molti. Già, perché? Se sapete rispondere da soli a questa domanda, allora non avete bisogno delle spiegazioni che sto per offrirvi. In tal caso, però, dovreste porvi un’altra domanda: “Perché, se capite la ragione per cui le arance dovevano essere schiacciate, non avete ancora capito che bisogna farla finita con l’euro?”. 

1 commento:

  1. Acquistato. Grande Fiorenzo. Ora passo alla distribuzione ( dietro compenso che metterà direttamente nelle mani dell'Associazione )

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