martedì 5 settembre 2017

Sovranisti e indipendentisti (siciliani)

Premessa d'obbligo


Sono stato a Chianciano per il forum internazionale della CLN. In questa occasione ho aderito e sono stato accolto nel Coordinamento Nazionale. Questa circostanza avrà qualche conseguenza sul blog, nel senso che non potrò riferire tutto ciò di cui verrò a conoscenza partecipando alle riunioni, in quanto appunto sono adesso un membro del CN della CLN. Questo perché l'accesso a tali notizie mi è concesso proprio perché sono diventato un membro del CN della CLN. Potrà quindi accadere che io venga a conoscenza di qualche ghiotta anteprima, ma non ve la comunicherò. Sapevatelo. A parte questo limite, mi considero sempre e comunque libero di esprimere la mia opinione sull'universo mondo, CLN compresa, sempre che ciò vi interessi. A dimostrazione di ciò, ecco a voi un post sulle elezioni siciliane, senza peli sulla lingua.

La Sicilia colonia d'Italia, l'Italia colonia dell'UE: l'alleanza è necessaria.


Come sapete il prossimo 5 novembre 2017 si terranno le elezioni regionali in Sicilia e, in questa occasione, la CLN ha scelto di sostenere la candidatura di Franco Busalacchi. Negli ambienti sovranisti veri - non quelli farlocchi alla Grillo&Salvini&Meloni&Alemanno&etcetera - questa scelta sta provocando non poche perplessità. Né vi nascondo che, anch'io, ne nutro. Tra le critiche pervenute, la più pesante è quella del FIS che, in questo articolo dal titolo eloquente "La Sollevazione della grande accozzaglia", richiama alcune esternazioni di Busalacchi risalenti al 2015.

«Chi è Franco Busalacchi? E’ colui che 18 mesi fa scriveva queste righe: “Vi rendete conto di quanto sono bestie i leghisti e chi ci va appresso, che attaccano la Germania e l’Europa? Che vogliono tornare alla Lira? Si dimostra che, purtroppo, non è necessario essere intelligenti per essere ricchi. Basta trovarcisi in mezzo e anche l’ultimo dei cretini fa “i sghei”. Quando dicono che vogliono uscire dall’Europa, ah! Dio, come sarebbe bello farglielo provare! Alle prese con dogane e dazi. Bestie!….  La strada maestra per la nostra Sicilia è l’Europa, senza l’Italia. Noi dobbiamo lottare per lasciare l’Italia e per restare in Europa, Stato tra gli Stati, nazione non più periferica di quanto non lo sia l’Irlanda .” (grassetto nel testo originale).»

E' roba pesante, lo so. Peraltro veicolata attraverso un articolo dai toni particolarmente volgari, come è nel costume del Presidente a vita del FIS Stefano D'Andrea; il quale potrà essere perdonato solo se avrà ragione, dilemma di cui si occuperanno i fatti dandogli torto. Nel frattempo, e almeno fino al 2023, il D'Andrea avrà gioco facile nel dire di avere ragione, visto che sbaglia solo chi si mette in gioco, cosa che lui rifiuta di fare, e passa la mano. In ciò essendo in buona compagnia, visto che l'esimio prof. Bagnai proprio oggi ha scritto nel suo blog "Io continuo a pensare che la cosa migliore da fare ora sia stare calmi, e magari anche fermi". Una posizione, quella di Bagnai e SdA che io, nella mia stronzaggine esegetica, traduco così: siccome non so che cazzo fare, non faccio niente, e guai a chi osa fare qualcosa

Invece la CLN ha scelto di agire perché è l'azione che spariglia le carte, e non l'attesa della mano buona, che potrebbe non arrivare mai; oppure, quando mai arrivasse, trovarci tutti morti. Torniamo a noi, cioè alla scelta dei sovranisti della CLN di allearsi in Sicilia con gli indipendentisti di Busalacchi, che si presentano in coalizione con la lista Sicilia Libera e Sovrana e Noi Mediterranei di Beppe De Santis, Noi Siciliani di Erasmo Vecchio, e altre realtà regionali. La domanda è: come è possibile conciliare l'istanza di riconquista della sovranità nazionale, invocando la Costituzione del 1948, e contemporaneamente allearsi con gli indipendentisti?

Sull'argomento sono intervenuto al forum ricordando che la Sicilia è stata la prima provincia romana, cioè il primo territorio che la repubblica di Roma non ritenne di associare come fece con tutti gli altri popoli italici, istituendo invece una nuova entità amministrativa, la provincia per l'appunto, che fu poi replicata in occasione delle successive conquiste. In altre parole, già i romani ritennero che la Sicilia non fosse Italia! Questa circostanza, confermata dalla storia successiva, ci suggerisce che la Sicilia è una realtà storicamente, politicamente, antropologicamente diversa da tutte le altre regioni italiane, ancor più di altre (Trentino, Val d'Aosta...) cui pure la Costituzione riconosce uno statuto speciale. Possono i sovranisti trascurare questa peculiarità? La mia opinione è che ciò non sia possibile. Il punto è che, sebbene la Sicilia sia altro dall'Italia, e l'Italia altro dalla Sicilia, è un dato di fatto che le due storie sono profondamente intrecciate, in modo indissolubile. Ovvero che le istanze indipendentiste siciliane esprimono, prima ancora che una reale volontà di indipendenza, la richiesta passionale di un rapporto rigorosamente alla pari. Alla base c'è una realtà di fatto che proverò a spiegare.

Gli amici siciliani sostengono che la Sicilia sia, potenzialmente, una terra ricchissima, e che solo una condizione di secolare subalternità la rende, oggi, povera e depressa. In ciò credo abbiano ragione, ma chiedo loro: supponiamo che la Sicilia conquisti la sua indipendenza, e in virtù di ciò diventi ricca e prospera; ebbene, non diverrebbe anche una preda ambita? Sarebbero, i siciliani, in grado di difendere la loro ricchezza e prosperità, senza appoggiarsi a uno Stato più forte? La vedo dura.

E qual è lo Stato che, per mille motivi a cominciare da una storia millenaria, è il candidato naturale per svolgere la funzione di associarsi nel compito di difendere la Sicilia, anzi lo Stato siciliano, da mire di conquista esterne? Non è forse lo Stato italiano? Ne sono convinto, così come sono convinto che le dichiarazioni di Busalacchi, riportate da Stefano D'Andrea, siano assolutamente sbagliate e improvvide, dettate da una insufficiente analisi del problema nonché motivate da un sentimento di delusione e abbandono da parte di uno Stato, quello italiano, il quale, a sua volta, è vittima di un'operazione di colonizzazione ad opera delle potenze dominanti del nord Europa. Se la Sicilia lamenta il fatto di essere una colonia d'Italia, è vero tuttavia che l'Italia è oggi una colonia dell'UE: l'alleanza è dunque necessaria!

Qualche tempo fa ho scritto un articolo (La Patria del Popolo è la Repubblica - 13 luglio 2017) nel quale sostengo che la Patria è un concetto politico, nasce cioè da un patto tra pari che, protraendosi nel tempo, costruisce un'identità de facto e, infine, statuale. Sono gli interessi reali e concreti che tengono insieme i popoli, non le astratte idealità, sempre costruite ex-post come giustificazione ideologica. L'Italia e la Sicilia hanno un interesse reciproco, esorbitante rispetto a qualsiasi altra considerazione, nello stare insieme, ma affinché ciò sia possibile occorrono due condizioni. La prima è che l'Italia si liberi del giogo dell'Unione Europea, il secondo è che venga riconosciuto e rispettato il diritto dei siciliani ad essere un popolo che liberamente scelga, facendosi bene i propri conti di convenienza, se essere una regione periferica dell'UE oppure associarsi con un'Italia sovrana. Abbiamo paura di ciò? Pensiamo veramente che i siciliani possano preferire essere assoggettati all'Unione Europea, un non Stato governato da interessi privatistici sovranazionali, piuttosto che essere sé stessi dentro lo Stato italiano governato secondo i principi della Costituzione del 1948?

Poiché sono certo che, a prescindere dalle idee personali di Busalacchi e a dispetto delle recriminazioni dei meridionalisti rispetto alle modalità di conquista con cui i popoli del sud d'Italia si sono ritrovati dentro uno Stato unitario, l'interesse reale e concreto degli italiani e dei siciliani sia quello di stare insieme, non solo non ho paura degli indipendentisti siciliani, ma anzi ritengo che il più grave degli errori che i sovranisti possano fare sia quello di sbattergli la porta in faccia. Guai a lasciare soli gli indipendentisti siciliani, essi sarebbero facile preda degli pseudo-sovranisti della Lega, promotori, lo ricordo en passant, di un referendum che si terrà il prossimo 22 ottobre avente ad oggetto ulteriori richieste di autonomia per la Padania. Un'entità che non esiste di per sé (trovatemi un solo documento più vecchio di vent'anni in cui se ne parli) artificialmente inventata per sbriciolare la nazione italiana, per meglio centrifugarla in questa demenziale Unione Europea.

E' interesse degli ordoliberisti frantumare gli Stati nazionali facendo leva sulle pulsioni indipendentiste, un'operazione cui la Lega si presta fin dalle sue origini. Anzi, consentitemi di dirlo: la Lega esiste solo in funzione di questo obiettivo! I fatti sono evidenti, e si svolgono giorno dopo giorno sotto i nostri occhi, ma non vengono percepiti perché sono affogati in un flusso caotico di eventi abilmente orchestrati dal sistema dei media.

Una cosa che mi dispiace e affligge è constatare come tanti sovranisti stiano cadendo in questa trappola, riducendosi a discutere di scemenze tecnico-giuridiche come le monete complementari, i certificati di credito fiscali, i mini bot; guarda caso tutte proposte che hanno un denominatore comune: la Lega e quella volpe di Borghi, che si ammanta di competenze macroeconomiche dopo una vita passata a lavorare per Deutsche Bank, avendo cominciato come fattorino. Delle due l'una: o l'uomo è un genio, oppure un paraculo. Facite vuie.

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